L’Atalanta e il fantasma di Bologna (e Torino): domina, spreca, subisce. Ma stavolta vince e si riprende il suo posto

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Si doveva vincere, e s’è vinto. Però ragazzi, se dobbiamo arrivare a fine maggio soffrendo così ogni volta, non saranno partite: saranno scalate dell’Everest in infradito. Certo non è il periodo dell’anno ideale per fare troppi distinguo: si bada al sodo, e il sodo sono tre punti che rimettono l’Atalanta al suo posto in classifica, considerando che nel pomeriggio avevano vinto tutte le dirette concorrenti. Non era facilissimo: di sicuro quei risultati un pizzico in più di pressione l’avevano messa, ma a giudicare dal primo tempo era una pressione positiva. L’Atalanta l’ha dominato, ha stordito la Fiorentina al punto che quel 2-0 dell’intervallo era parecchio stretto. Poi è successo quel che trattiamo nel primo punto di questa analisi.

1. La lezione dello spreco

La famosa lezione di Bologna e Torino - le partite buttate via - all’improvviso sembrava dimenticata. Perché l’Atalanta del secondo tempo ha perso via via intensità. E si sa cosa succede: quel che perdi tu quasi sempre lo guadagnano gli avversari. E la Fiorentina ha trovato quel che nel primo tempo pareva impossibile: linee di passaggio, brio, fiducia. E due gol dell’unico talento vero che ha in campo. Partita buttata via, pareva. L’incubo che, di nuovo, una partita quasi chiusa finisse nella cartelletta delle occasioni sprecate. Invece stavolta c’era il tempo di reagire, e al primo tentativo è andata bene. Ne è nato un rigore (ma il complotto?) che Ilicic ha calciato male, ma male male. Però ha fatto gol e da lì di fatto la Fiorentina non ha più creato nulla, anzi: è l’Atalanta che l’ha tenuta in partita sbagliando ancora incredibili occasioni. Al netto di tutto, bene così. C’è però ancora qualcosa da dire.

2. Romero, era proprio necessario?

L’unica nota negativa della serata è Romero. Diffidato, e si sapeva. Come si sapeva che domenica prossima arriva la Juventus, in un match che parla da solo, antipasto anche della finale di Coppa Italia. Romero, con la Juve, sarebbe stato prezioso. E ha ragione chi ne invocava un turno di riposo. Invece è stato messo in campo, e s’è beccato puntualmente un giallo per un intervento inutilmente carico d’irruenza. Poi si può discutere per ore se fosse fallo o no, se lo colpisce o no, se fosse da giallo o no. Ma l’intervento era evitabile. Risultato: squalifica e il difensore più forte sarà in tribuna con la Juventus. Mossa forse perfettibile.

3. Malinovskyi superstar

A prescindere dl risultato, quel che si può dire è che Ruslan Malinovskyi sta facendo vedere le sue vere qualità, che probabilmente s’annebbiano man mano che si allontana dall’area. Vicino all’area invece lo stiamo vedendo diverso. Più lucido, più preciso, sempre la sensazione che dai suoi piedi possa succedere qualcosa di molto pericoloso. Che sia un tiro, come accadeva con maggiore frequenza nella scorsa stagione, o che siano gli assist, come stiamo vedendo in questo scorcio di campionato. Che sia un’arma in più, è fuori discussione. E ha lasciato un po’ perplessi vederlo uscire, ma Ilicic alla fine la sua parte l’ha anche fatta. Resta da capire una cosa: cosa possa comportare in futuro questa «scoperta», dato che Malinovskyi va a posizionarsi esattamente sulla «mattonella» di Ilicic e potenzialmente su quella di Miranchuk. Da quelle parti comincia a esserci un certo assembramento. Un tema che sarà tutto da scoprire nella prossima estate.

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