L’Atalanta giocherà ancora in Europa: quinta volta di fila. Riflessioni su Gasp, Hateboer e la «partita» in Lega Calcio

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Dicevamo negli anni scorsi: puntare al terzo posto è il miglior modo per arrivare quarti. Diciamo quest’anno: puntare al secondo posto è il miglior modo per arrivare quarti. Cambia tutto per le statistiche, per la storia, per i record. Cambia niente ai fini dell’esito conclusivo: la terza qualificazione consecutiva in Champions League. Il risultato vero sarebbe questo, e il resto sono dettagli. Anche se rischia quasi di passare sotto silenzio la quinta qualificazione consecutiva alle coppe europee, quale che sia la competizione che accoglierà l’Atalanta. E già questo è un risultato che merita un applauso di quelli in piedi, che durano tanto. D’ora in poi, quel che verrà verrà. La situazione, adesso, vede l’Atalanta a meno 11 dall’Inter, al secondo posto. Il Milan è dietro e deve scendere in campo all’Olimpico contro la Lazio, in un match che non sarà facile perché i romani devono riprendersi dalla batosta di Napoli, con annessa goleada. La Juve continua a barcollare, e ha perso 2 punti. Vedremo il Napoli, sul campo del Torino. Dovesse vincere, la squadra di Gattuso diventerebbe forse l’antagonista numero 1, per stato di forma soprattutto, nella corsa a un posto nell’Europa che conta di più. Per il resto, di questa partita non c’è tantissimo da dire, dato che è cominciata difficile, ha subìto una svolta netta col gol di Malinovskyi che ha spento il Bologna, s’è chiusa tra rigore ed espulsione. Il resto è buono per i tabellini. Resta qualche riflessione a margine.

1. Le parole di Gasperini

Avevano fatto storcere il naso a parecchi le parole di Gasperini nella vigilia, specie quelle riferite a Gollini, per l’errore contro la Roma, e a Muriel per l’errore sottoporta sempre contro i giallorossi. Parole acide, all’apparenza. Ma ovviamente rivolte «a fin di bene», per dare una piccola scossa ai due. Risultato: il Bologna è partito fortissimo, mettendo lì l’Atalanta. E Gollini ha parato, prima un tiro da lontano e poi in uscita bassa. Bene, perché avesse subito gol a quel punto, la partita si sarebbe anche potuto parecchio complicare: il Bologna non era venuto qui in infradito, anzi. E poi Muriel: se Gasperini voleva fargli suonare la sveglia, di certo c’è riuscito. E che «Lucho» abbia segnato «solo» su rigore è un dettaglio: ha dato spettacolo su ogni palla toccata. Quindi va bene anche mettere da parte lo stile elegante, per una volta, in conferenza stampa. Di sicuro ha sortito l’effetto voluto.

2. Il ritorno di Hateboer

Altra «sorpresa»: la scelta di Gasperini di mettere, subito, Hateboer. Contrariamente a quanto dichiarato nei giorni scorsi, quando il tecnico aveva pronosticato un ritorno a disposizione per il Sassuolo. Invece, subito in campo. Difficile valutare davvero la sua prestazione, in una partita che di fatto è vissuta su un tempo soltanto. Resta l’importanza di avere recuperato un’arma in più da portare al top della forma da qui al 19 maggio. Perché Hateboer di questa Atalanta è stato un protagonista fondamentale, e meriterebbe di essere in campo nella finale di Coppa Italia. In più, finalmente Gasperini tornerà ad avere tre esterni «titolari» disponibili, potendo ruotarli senza spremerne nessuno in particolare. Dati i chilometri macinati sia da Gosens che da Maehle, il ritorno in piena efficienza di Hateboer è la notizia del giorno.

L’Atalanta e le sanzioni alle ribelli

3. Altro da dire, sulla partita, non c’è. Molto a margine del campo, c’è la partita che le società stanno giocando nelle loro assemblee dopo il terremodo della «Super Lega». Ha destato un certo stupore, in una fetta dei sostenitori nerazzurri, la scelta dell’Atalanta di non firmare la lettera con cui alcune società hanno chiesto sanzioni nei confronti delle tre «ribelli». Hanno firmato Roma, Torino, Bologna, Genoa, Sampdoria, Sassuolo, Spezia, Benevento, Crotone, Parma e Cagliari. Si sono invece astenute invece Napoli, Lazio, Fiorentina, Atalanta e Verona. Ognuna avrà avuto le sue precise motivazioni. Se proviamo a ragionare sull’Atalanta, possiamo provare a risalire al «no» all’ingresso dei fondi, su cui la società nerazzurra si era affiancata alle società contrarie. C’è poi un tema di «stile» della proprietà atalantina, che non ama i «muro contro muro» con nessuno, non ama le mosse clamorose. E c’è anche da ricordare che le operazioni di mercato degli anni scorsi comportano crediti da riscuotere di un certo peso. Meglio sempre tenere i toni bassi, anche al netto di una vicenda come quella della Super Lega che si descrive da sola, tanto penosa e mal gestita è stata. Se proprio dovremo fare un dispetto alla Juve, tanto vale aspettare il 19 maggio.