L’Atalanta ribalta la capolista e suona la sveglia al campionato. Riflessioni sul record di punti, Ilicic, gli obiettivi possibili

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Ci sono vittorie che sono come nell’aria. Quanti, dopo il pareggino col Genoa, hanno detto e scritto «col Milan si vince»? L’hanno detto e scritto in tanti. E vittoria è arrivata, come se l’ambiente sentisse che questa squadra ha quasi bisogno di partite così, di stimoli così, per tornare a essere grandissima dopo un paio di serate non proprio dritte. Partita perfetta, record di punti, e una capolista la cui autostima ha preso di sicuro una sonora legnata. Perché non è solo la sconfitta, non è solo il risultato rotondo: questa, calcisticamente, è una lezione, quasi una umiliazione. Andiamo, come sempre, per punti.

La reazione della squadra

Genoa e Udinese avevano lasciato qualche scoria, inutile negarlo. Tutti aspettavano il bottino pieno, o quasi. Invece quelle due partite «masticate» hanno prodotto una grande reazione che ora rimette a posto la classifica, perché è chiaro che questi tre punti compensano - in parte se non in toto - i punti persi nei giorni scorsi e rimettono a posto la classifica. L’Atalanta chiude l’andata con un record di punti (36), la salvezza giustamente tanto cara a Percassi è già di fatto in cassaforte, il campionato è completamente aperto a ogni evoluzione possibile. Anche perché torniamo sul concetto di prima: la capolista stasera non è certo la capolista che era a mezzogiorno. Vedersi suonati a questo livello dall’Atalanta non può non lasciare un segno nel Milan. Che avrà fatto anche un discreto mercato in entrata, ma la lezione di calcio impartita da Gasperini a Pioli non passa inosservata. E il risultato, a ben guardare, sta quasi stretto all’Atalanta.

Attacco e difesa

L’Atalanta «normale» di qualche mese fa a San Siro un gol in qualche modo l’avrebbe incassato. Questo lo dicono i dati. Invece è da prima di Natale (la famigerata trasferta di Bologna) che l’Atalanta non subisce due gol. E questo è segno fondamentale dell’evoluzione della squadra, che non può non passare dall’esplosione di Pessina, che a San Siro ha giocato una partita impeccabile come tutti i suoi compagni di reparto. Perché l’Atalanta, riequilibrata dal suo allenatore, è tornata a giocare con quella pressione asfissiante che le permette di recuperare palloni e trasformare un’azione difensiva in una offensiva, nel giro di pochissimo tempo. Una delle differenze tra Milan e Atalanta è stata questa. Una delle tante, ma osservando l’evoluzione della squadra rispetto all’autunno questa balza particolarmente all’occhio.

Ilicic immarcabile

Tanto del bello della serata è passato dai piedi e dal genio di Ilicic, che quando si alza con la luna giusta, lo sappiamo, vale da solo mezza vittoria. Le analisi delle prossime ore confermeranno o smentiranno un’impressione che, a prima vista, ce l’ha segnalato più centrale rispetto al solito. Certo, ha giocato tantissimo nella sua «mattonella» del centrodestra, ma moltissimo lo si è visto anche più centrale. Vedremo se sarà una mossa di Gasperini «ad hoc» per il Milan o se può essere un’ulteriore evoluzione escogitata da Gasperini.

Gli obiettivi

E adesso, dove punta l’Atalanta? Impossibile metterle dei limiti. Inutile parlare di scudetto. L’importante, per l’Atalanta, è non considerare nulla impossibile. Come negli anni scorsi, quando qualcuno storceva il naso per l’Europa, poi per la Champions, poi per i terzi posti, tutti obiettivi regolarmente raggiunti. Può essere pensabile che l’Atalanta arrivi anche più in alto? Conta solo osservare la realtà, e la realtà dice che il Milan capolista è appena stato ribaltato dall’Atalanta, che l’Inter non decolla mai, che la Roma si sta facendo del male da sola, che la Juve vive di alti e bassi. E come nelle scorse stagioni, dove le altre faticano c’è la possibilità di inserirsi. Fin dove, ce lo dirà solo il tempo che abbiamo davanti. Una cosa è sicura: l’unico limite è pensare di averne.

Ps. Nei giorni scorsi Ibrahimovic aveva parlato anche dell’Atalanta. Forse ora ha capito. Ciaone.