Atalanta, tre punti per la Champions. Ma davanti alla morte di un giovane non ci sono parole in più

commento. L’editoriale di Roberto Belingheri

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Servivano tre punti, tre punti sono arrivati. Serviva una vittoria, una vittoria è arrivata. Serviva un risveglio di De Ketelaere e di Lookman, e sono arrivati entrambi. Serviva un gol di Retegui per un record storico, ed è la sola cosa di giornata ad essere mancata. Ma quel che conta di più è che l’Atalanta è a un passo dalla quinta qualificazione Champions in sette anni, grazie a una partita che non passerà alla storia per intensità e spettacolarità, ma per i punti, quelli sì. Il commento di Monza-Atalanta può anche finire qui, perché calcisticamente la partita è stata molto poco significativa, con una squadra carica di motivazioni e l’altra con due piedi praticamente in Serie B. Retrocede una squadra dignitosa, che ha creato le sue occasioni e che davanti a sé ha trovato un portiere straordinario, Carnesecchi. Ma troppa, in definitiva, la differenza tra le due squadre perché il risultato potesse essere diverso da una vittoria dell’Atalanta, che a tre giornate dalla fine - Roma in casa, Genoa fuori, Parma in casa - si trova a un passo da un’altra straordinaria qualificazione alla Champions League. Per oggi, ci scuseranno i lettori, ci fermiamo davvero qui. Perché quel che è capitato nella notte in città, con il tifoso atalantino Riccardo Claris, 26 anni, accoltellato a morte, impone di non andare oltre. Impone di limitare al massimo le considerazioni sul calcio e allinearsi al silenzio dei tifosi allo stadio di Monza. C’è qualcosa di più grande del calcio che accade attorno e per il calcio: è la passione che diventa altro, fino alla perdita della ragione. La morte di un giovane per una rissa sulle squadre per le quali si tifa è qualcosa che davvero, dopo decenni di battaglie sulla violenza nel calcio, non riusciamo più a commentare.