La distinzione tra fortuna e rivali più forti. Il Var? Meno male che c’è

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I tre punti di lunedì sono figli della fortuna, dicono i critici. Beh, che la Lazio meritasse almeno il pareggio non c’è dubbio. Il precedente con il quale confrontarsi è vicino: nell’ultima mezzora in casa col Napoli l’Atalanta ha subìto rivali più forti. Questa sensazione è tornata nella gara di lunedì.

Passata subito in vantaggio l’Atalanta ha dovuto arretrare il suo baricentro, non per scelta ma perché obbligata dal valore degli avversari. La Lazio ha proposto un’intensità almeno pari a quella dei nerazzurri. Intensità che, aggiunta a un miglior tasso tecnico e a una grande fisicità (già chiara ai saluti d’inizio gara: tutti granatieri...), ha fatto preferire gli ospiti. Che sono sembrati più forti e più aggressivi.

Qui vale quanto sostenuto dopo il Napoli: l’Atalanta non è la squadra più forte di A, succede di trovare rivali superiori. In quei casi si tratta di tener botta e i nerazzurri lunedì sono stati bravissimi a reggere nella fase difensiva e ad arrivare a tre punti d’oro. Ci sta un po’ di fortuna, ma che l’Atalanta per valori sia subito dietro le big della serie A è fuori discussione. E qui la conclusione è la stessa proposta dopo il Napoli: se prevalesse sempre chi gioca meglio, l’Atalanta avrebbe qualche punto in più.

Poi le polemiche sul Var. Giusto ribadire i concetti ripetendo la distinzione tra interventi oggettivi (il fuorigioco) e soggettivi (un contatto in area). Sui dati oggettivi non c’è più discussione: sei in fuorigioco o non lo sei, la palla è entrata o no. Acerbi l’altra sera ha segnato in fuorigioco, giusto annullare. E in questi casi non serve neppure che l’arbitro vada al video: il Var vede, decide e comunica, l’arbitro in campo applica. Perfetto.

Poi i dati interpretabili. Qui è chiaro che regola e meccanismi d’applicazione vanno migliorati. Primo: tutti si resta perplessi quando il Var non manda l’arbitro a veder le immagini. Facile migliorare, meglio un’interruzione in più e un errore di meno.

Secondo: ma la regola come funziona? Adesso sui contatti bassi (dalla cintola in giù) si va a rivedere le immagini, sui contatti alti (dalla cintola in su) ci si affida all’arbitro: in campo si valuta meglio l’entità di contatti che in tv sembrano tutti rigori. Qui sono ampiamente migliorabili sia la regola che la comunicazione.

Se si spiegasse cosa si decide e perché, la maggior conoscenza migliorerebbe l’approccio al tema. Ma la nuova tendenza è al populismo che attacca gli arbitri, la categoria di conseguenza si chiude a riccio e non comunica. Ma così il progresso rallenta. L’occhio concentrato sul proprio orticello impedisce la vista dell’orizzonte. Servirà tempo. Di sicuro è necessario portare pazienza e provare a diffondere l’uso della ragione.n