Atalanta, l’amara fine del 1990 con uno scellerato pareggio contro la Roma

Avanti di due gol e con un uomo in più, l’Atalanta di Frosio subisce una clamorosa rimonta contro la Roma. Rivivi le emozioni di quel clamoroso pareggio.

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Fabrizio Ferron e Roberto Bordin

A molti sobbalzerà il fegato, non il cuore, nel ricordare questa partita. Atalanta-Roma 2-2, stadio di Bergamo, 30 dicembre 1990. Le notti magiche dei Mondiali sono passate da pochi mesi così come la notte tragica in cui perde la vita il presidente nerazzurro Cesare Bortolotti. L’Atalanta è nel mezzo del limbo, in campo, in panchina e negli uffici della società.

Sembra la giornata giusta per risollevare la testa, sembra. Invece arriva solo un punto e dalla sintesi estrema della cronaca si può capire perché quel «solo»: gol di Bordin, gol di Caniggia, espulsione di Aldair, fine primo tempo, gol di Muzzi, gol di Giannini, fine partita. Avanti due a zero, con un uomo in più, l’Atalanta si fa recuperare dalla Roma del «Principe» Giannini. E si possono così comprendere le dichiarazioni di mister Frosio: «Roba da darsi martellate in testa» (si capisce anche - bei tempi - che nel 1990 gli allenatori non avevano ancora imparato a recitare la parte di fronte ai microfoni).

La video sintesi della partita

Amedeo Goria nel servizio della Domenica sportiva la prende larghissima partendo da una poetica inquadratura di Città Alta: «A Bergamo Alta Ottavio Bianchi vive, a Bergamo Bassa Ottavio Bianchi conquista il primo punto giallorosso fuori Roma». Regalato, per giunta.

L’arrembante primo tempo nerazzurro

Al primo vero affondo della partita l’Atalanta passa in vantaggio. Perrone batte una punizione sulla sinistra, il pallone attraversa tutta l’area e dalla parte opposta arriva Bordin che con un colpo di testa dall’effetto stranissimo costringe Cervone ad avvitarsi per cercare, vanamente, di respingere il pallone. Al 25’ il secondo gol nerazzurra. L’affondo è di Pasciullo, il traversone è ben controllato da Caniggia che si gira e prende controtempo gli avversari infilando Cervone con un preciso rasoterra. Pochi minuti dopo il rosso sventolato dall’arbitro Pairetto ad Aldair fa sfregare le mani ai tantissimi tifosi. È fatta, dai. Macché.

Il tracollo

La Roma non si arrende e, complice una sfuriata memorabile di Ottavio Bianchi negli spogliatoi, rientra in campo trasformata. Ci si mette anche un po’ di sfortuna al 51’ quando il tiro del giovane Roberto Muzzi, lo stesso che farà faville un decennio più tardi con le maglie di Cagliari e Udinese, viene deviato da Tebaldo Bigliardi in porta. Ferron si allunga in spaccata, ma può solo guardare il pallone oltrepassare la linea bianca. Al 62’ il tracollo: Bonacina non è un gigante e il suo colpo di testa a respingere in area non va a buon fine, alle sue spalle Giannini è lesto a calciare sotto la traversa. Ferron battuto e atalantini increduli. Pippo Maniero potrebbe lasciare il segno nella storia dell’Atalanta, ma il suo colpo di testa viene respinto alla disperata da Cervone. L’attaccante rimarrà a zero gol (in campionato, uno solo in Coppa Italia) in maglia nerazzurra.

Le pagine storiche de L’Eco

«La gente fischia e ha ragione - scrive Elio Corbani su L’Eco di Bergamo di lunedì 31 dicembre 1990 -. L’Atalanta non può che battersi il petto. Altro che recuperare i punti persi, ne ha perso un altro importantissimo perché la classifica si è ulteriormente accorciata. La Roma non ha rubato nulla. L’Atalanta le ha fatto un gentile omaggio, uno dei tanti fatti in questa prima parte del campionato. Certo nella ripresa si è molto avvertita l‘assenza di uomini d’esperienza come Contratto, Nicolini e Stromberg ma anche senza di loro il successo doveva e poteva essere ottenuto. La mancanza di umiltà è stata fatale». Quell’anno l’Atalanta a metà classifica dopo l’avvicendamento tra Frosio e Giorgi e l’arrivo di Antonio Percassi alla presidenza.

Curiosità in musica

Permetteteci una digressione sportivo-musicale legata a questa partita. Abbiamo trovato molte sintesi video di questo strano 2-2 di quasi 30 anni fa. Due hanno catturato l’attenzione soprattutto grazie allo stacco musicale che introduce la telecronaca. Nel secondo video in pagina gli appassionati riconosceranno la mitica «Stadium» scritta da Oscar Prudente, per anni sigla di «Domenica Sprint».

Viene registrata a tempo di record nel 1977: alla batteria c’è Tullio De Piscopo, alla chitarra ritmica Mario Lavezzi. A molti potrebbe venire un infarto, ma il testo non è quello che si tramanda da generazioni. In «E viva viva, il goleador» quel «Goleador» in realtà è solo un’accozzaglia di parole inventate, come rivelato dallo stesso Prudente. Ad ognuno dei cantanti chiamati a fare il coro da stadio era stato consegnato un foglio scritte parole inventate (potrologò, rumbaladà, ingaladù eccetera…).. L’intento era di simulare il caos del vociare sugli spalti. Il missaggio finale restituì l’enigmatico e iconico slogan.

Nel primo video invece è servita una ricerca piuttosto approfondita perché lo stacco di quel servizio della Domenica Sportiva non è tra i più celebri. Si tratta di «Rhythm And Sounds», quarto pezzo sul lato A del disco “Time Signals” pubblicato nel 1978 da Klaus Weiss, batterista tedesco autore di molte sperimentazioni a cavallo tra il jazz e l’elettronica. Copertina essenziale, di un rigore teutonico, per un pezzo che sfuma sul profilo di Città Alta.