La match analysis svela: col Chievo, per un tiro il doppio dei passaggi

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Dopo le brusche frenate di Fiorentina, Roma e Torino, domenica pomeriggio ci si aspettava uno scatto in avanti verso l’Europa da parte dell’Atalanta, impegnata contro il fanalino di coda Chievo. I numeri prima della sfida erano impietosi e marcavano la grossa distanza tra le due formazioni, ma la squadra guidata da Mimmo Di Carlo ha sfoderato un’ottima prestazione, ordinata e senza mai andare in affanno, ed ha costretto i nerazzurri al pareggio.

Per capire le difficoltà incontrate, partiamo da alcuni numeri.

I passaggi dell’Atalanta

 

Sono 583 i passaggi riusciti (670 quelli tentati con i completati pari all’87% di indice di precisione) ma soli 11 tiri prodotti per 1,50 xG. Le medie dell’Atalanta nelle partite casalinghe ci dicono di circa 506 passaggi a partita ed un indice di precisione di poco superiore all ’84%, ma soprattutto di 16 tiri prodotti di media e 1,90 xG prodotti. Un tiro ogni 61 passaggi contro i gialloblu, un tiro ogni 31 passaggi nella media delle altre gare casalinghe. Attenzione: rispetto alla mappa dei passaggi, va considerato che i giocatori più in trasparenza sono le riserve subentrate per via delle sostituzioni, sono stati inseriti per apprezzarne il diverso posizionamento sul campo.

L’occasione migliore: Sorrentino para su Papu

 

L’Atalanta ha dunque incontrato difficoltà nella fase di manovra, è stata più lenta del solito a risalire il campo quando doveva costruire dal basso, è stata contenuta molto bene sull’ampiezza (arma spesso letale della squadra bergamasca) ed ha sofferto la densità del Chievo in fase di rifinitura e finalizzazione. Messa così, sembrerebbe che il Chievo abbia giocato in 12 o 13, in realtà Di Carlo ha disposto il Chievo in modo intelligente ed equilibrato, sfruttando al meglio i giocatori a disposizione.

Il Chievo «a specchio»

Il Chievo è schierato a specchio dell’Atalanta come modulo basico, 3-4-1-2; davanti a Sorrentino, linea a 3 molto fisica, composta da Andreolli, Cesar e Barba, centrocampo a 4, con Depaoli e Jaroszynski larghi sulle fasce, Dioussè (a schermare la difesa) e Hetemaj centrali, Giaccherini sulla trequarti, Meggiorini e Stepinski in avanti.

Già dai primi minuti si è intuito che non sarebbe stata una partita facile. La fase di costruzione bassa dell’Atalanta è pressata dai 3 attaccanti del Chievo, che pareggiano i 3 difensori dell’Atalanta. Questo tipo di marcatura impedisce spesso la giocata in verticale su Gomez e Ilicic che si abbassano per ricevere. In questa situazione diventa indispensabile scaricare sui due esterni orobici, che si abbassano per entrare in «zona luce» (la zona di campo in cui muoversi per ricevere con una linea di passaggio pulita) del possessore di riferimento, ma vengono seguiti dagli esterni del Chievo (Depaoli sul lato di Gosens e Jaroszynski da quello di Hateboer), bravissimi a contenere e chiudere senza farsi saltare se non in rare occasioni. La manovra diventa così complicata e il giro palla più macchinoso.

Con le buone, o con le cattive: 24 falli

Quando il Chievo non riesce con le buone a fermare i nerazzurri, usa le cattive maniere. Al termine della gara saranno ben 24 i falli commessi dai clivensi (11 quelli dei nerazzurri) con ben 7 cartellini gialli. Il ricorso al fallo «sistematico» è stato sicuramente una delle cause della minor «fluidità» del gioco bergamasco.
È ben organizzato dunque il Chievo ma attorno alla metà del primo tempo commette un paio di errori che potrebbero costargli caro. Dopo aver iniziato la fase di pressione sui difensori orobici, si fa attrarre «in avanti» in pressione con tutte le linee creando dei pericolosi 1 contro 1 dai quali l’Atalanta esce bene e in velocità, creando problemi seri alla retroguardia gialloblu.
Dopo aver scampato il pericolo, il Chievo torna ordinato e «basso» e all’Atalanta non resta che girare palla pazientemente. Quando il cambio lato del campo riesce con buona velocità, la manovra diventa pericolosa, ma purtroppo per gli orobici, anche queste giocate sono rare.

Chievo, palla lunga e pedalare

In fase di manovra il Chievo si affida soprattutto ai lanci lunghi. La pochezza della manovra clivense si evince dal numero di passaggi : 216 quelli tentati, solo 145 quelli completati (67%). 1 tiro (6 in totale) ogni 36 passaggi di media e soli 0,76 xG prodotti. Meggiorini è il più pericoloso dei giocatori veronesi. Oltre al gol (xG 0,27) con altre 3 conclusioni ha prodotto xG pari a 0,72, ovvero le quasi totalità degli xG prodotti dai clivensi.

Il gol del Chievo

 

Le modifiche, e il pareggio

Nella ripresa l’Atalanta cerca di cambiare qualcosa. Inizia dopo 9 minuti levando Gosens (poco servito nel primo tempo) e inserendo Castagne. Sposta Ilicic sul centro sinistra e allarga Zapata che parte largo per poi tagliare verso il centro. Da una situazione con questa disposizione nasce il gol del pareggio dei nerazzurri.

 

Il Chievo sempre più basso

Il Chievo non si scompone e continua a gestire la gara così come l’aveva preparata. I 3 cambi di Di Carlo (Pucciarelli per Meggiorini, Dordevic per Stepinski e Frey per Andreolli) sono ruolo per ruolo. Diverso invece il discorso che riguarda i cambi per l’Atalanta. Già detto di Castagne per Gosens, al 32’ st Gritti toglie Ilicic per Pasalic, sposta Gomez sul centro sinistra e Zapata sul centro destra con Pasalic sulla trequarti. Nel finale gioca anche la carta Barrow che entra per Masiello con Hateboer che scala nella linea difensiva.
Il baricentro del Chievo è stato bassissimo e posizionato a 45 metri circa nel primo tempo, a 39 metri circa nel secondo tempo. Molto alta l’Atalanta, con baricentro sui 55 metri nel primo tempo e ben 62 metri nella ripresa.

La mappa degli indici

 

La distribuzione degli attacchi vede l’Atalanta spingere di più sul suo lato sinistro, ma ad incidere su questa distribuzione è lo spostamento di Ilicic che è il vero terminale delle azioni offensive dei nerazzurri. 15 cross (4 quelli del Chievo) in favore dell’Atalanta. 10 i corner calciati (abbastanza male stavolta) contro 1 solo per il Chievo.

Gomez sempre marcato

Per chiudere è giusto sottolineare la particolare attenzione riservata a Gomez, che veniva controllato da Dioussè quando giocava sulla trequarti offensiva, mentre quando si abbassava per impostare era controllato da Hetemaj nella prossimità del centrocampo o Meggiorini se e quando si abbassava ulteriormente.