Caudano, lo 0-0 dell’Atalanta e quel gioco suggerito da Montale: «Cambieresti con...». E rispunta quel gol di Gautieri

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La sera di una domenica in cui l’Atlanta pareggia in casa giocando così così, non può essere altro che una sera così così. Il professor Caudano cena di malavoglia, poi finisce di preparare scuola con il suo scrupolo che a tanti colleghi metterebbe tenerezza, se sapessero. Perché riguarda cose che sa, che ha studiato da liceale e universitario e che ha spiegato mille volte. Eppure le riguarda, in ossequio a un senso del dovere e a un rispetto dei suoi alunni che forse sono fuori tempo ma che, soli, se soddisfatti, riescono a tacitargli la coscienza. Così, tiene in sottofondo Inter-Juventus e riguarda Verga, Terenzio e i pronomi definiti latini. Ma, complice la partita, spesso il pensiero va al calcio. Cioè all’Atalanta. Non si può vincere sempre, specie giocando ogni tre giorni. Non sono macchine neppure i campioni. Siamo abituati bene, se storciamo il naso dopo un onesto e lottatissimo pareggio, nel quale per vincere sarebbe bastato il rimpallo giusto in una mischia, in fondo. Partite così, contro avversari tanto spigolosi e scorbutici, una volta le perdevamo. Questi i ragionamenti ricorrenti, del buon Elvio. Ma non gli bastano. La Juve è sotto e non vede palla.

E il Torino che non fa un tiro in porta conto lo Spezia in dieci per ottanta minuti? E il povero Prandelli seppellito di reti a Napoli? Caudano si confronta con altri tifosi e un poco si consola.

D’improvviso, da chissà quale cassetto della memoria, gli torna alla mente un racconto di Montale che ha letto a vent’anni e che lo aveva, ai tempi, colpito molto. Titolo: “Ti cambieresti con?…”.

Un coppia di sposi in una località di mare. Sufficientemente oziosi e annoiati. Portano sempre con sé un taccuino e, ogni volta che individuano un animale o una persona significativi, si chiedono a vicenda se farebbero il cambio. Quando la risposta è “sì”, ne prendono nota. La sera, ciascuno conta quante volte nel giorno ha visto un essere con cui si sarebbe scambiato, e così stabiliscono chi dei due è più infelice.

Genialmente malinconico. Sorride, Caudano. E prova il gioco.

Non si cambierebbe con gli juventini, oggi; non con i torinisti, non con i fiorentini, non con i crotonesi; ma nemmeno, per tanti motivi, con i tifosi del Parma, del Sassuolo…

In realtà, come ogni tifoso sentimentale innamorato della sua squadra, non si cambierebbe con nessun tifoso di altre compagini, ma il gioco ha un suo lato divertente, sicché Caudano lo amplia.

Pensa che lui, certo, non è nato a Bergamo, ma tiene all’Atalanta perché a Bergamo ha svolto il servizio militare. E allora prova a domandarsi: e se fossi finito nelle altre province lombarde (esclusa la metropoli Milano)? Brivido: passa in rassegna le depressioni calcistiche di Brescia, Mantova, Lodi, Varese, Sondrio, Pavia, Como, Lecco, Monza (pure se ora in ascesa): davvero, non si cambierebbe con nessuna delle tifoserie di queste città. Dovendolo mandare in Lombardia, il Ministero della Difesa gli ha fatto un enorme regalo, conclude.

Poi, ripensa ad Atalanta-Genoa e va all’indietro con il pensiero, a una partita lontana. Chissà che anno era. Segnò Gautieri alla fine. Caudano ricorda questo: era un giorno di neve, a Bergamo, e allenava Mandorlini. Ma, soprattutto, arbitrava Brighi di Cesena.

Il buon Elvio rivede quel pomeriggio d’inverno. Correggeva compiti di latino e il goal non arrivava mai. O meglio: arrivò due volte, ma da parte del Genoa. E fu annullato inspiegabilmente, in entrambi i casi. Due fischi inconsulti, due follie.

Vittoria fu, all’ultimo. Ma lasciò l’amaro in bocca che lasciano le cose immeritate, e per le quali c’è qualcuno nel mondo che grida la sua rabbia d’essere stato defraudato.

“Ti cambieresti con il te stesso di quel giorno?”; “Cambieresti questo 0-0 contro il Genoa con quell’1-0 pure contro il Grifone, senza gloria e senza verità?”.

Caudano si risponde di no. Per tutto il gioco, si è risposto di no. E questo lo riconcilia con la partita terminata alle 19 e 50, lo aiuta a digerire un pareggio che rallenta la corsa ma che sta tranquillamente fra le cose del mondo. L’Atalanta è stata meno brillante del solito, come Ilicic, come Gosens, come Zapata… Può capitare. Ma se il suo immaginario taccuino montaliano è rimasto vuoto, vuol dire che non è accaduto nulla di grave. Perché la verità vera è che la felicità del tifoso sentimentale non può essere mai scalfita. Come quella dell’innamorato autentico, che non sente ragioni e che neppure pretende contraccambio: ama e amerà sempre, e comunque.