L’Atalanta ritrova Zappacosta: dal Sora al Genoa, passando dal Chelsea. Un talento sfortunato che cerca il rilancio

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Dopo la vittoria sul Cagliari in Coppa Italia, l’Atalanta torna in campo in campionato, a Bergamo contro il Genoa. Una partita fondamentale, per continuare a scalare la classifica centrando il quarto successo consecutivo in Serie A. Di fronte una squadra piuttosto in difficoltà, diciassettesima in classifica, ma in ripresa da quando in panchina è tornato Davide Ballardini. Gli ex non mancano: da Masiello a Radovanovic, da Melegoni a Czyborra. Fino a… Davide Zappacosta. Oggi vi raccontiamo la sua storia, dall’Atalanta al Genoa. La crescita, l’esplosione, il declino.

Nasce a Sora nel 1992, in provincia di Frosinone. Figlio d’arte, perché il padre, Roberto, è stato un discreto attaccante in Serie C. Proprio al Sora, di cui poi è diventato allenatore nel settore giovanile: tra i giovani che ha lanciato c’è proprio il figlio Davide. Nel 2008, a sedici anni, Zappacosta si trasferisce all’Isola Liri, altra squadra locale, con cui gioca le prime partite tra i professionisti, in Lega Pro Seconda Divisione. È qui che lo nota l’Atalanta, i nerazzurri decidono di portarlo a Zingonia nel gennaio 2011, per aggregarlo alla Primavera, mentre la squadra di Colantuono gioca in Serie B.

Estate, calciomercato. L’Atalanta decide di cedere Zappacosta in comproprietà all’Avellino, che gioca in Lega Pro Prima Divisione (l’odierna Serie C). Inizia così a farsi le ossa sul serio, nel calcio dei grandi.

 

Le cose non vanno poi così male: gioca titolare, ottiene la salvezza alla prima stagione, poi la promozione in Serie B alla seconda. Una gioia immensa, che lo porta a tatuarsi la data: 05/05/2013. L’anno dopo gioca il suo primo campionato nella serie cadetta, da titolare, segnando anche due gol. È l’anno della consacrazione: Zappacosta è pronto per la Serie A.

L’Atalanta lo riporta alla base. In panchina c’è Colantuono, che gli dà fiducia fin da subito. Il terzino laziale è un titolare fisso nel 4-4-2 nerazzurro. A stagione in corso, viene esonerato Colantuono e arriva Reja, ma non cambia nulla per Zappacosta, che continua a giocare regolarmente e con i suoi tre gol (il primo proprio al Genoa) aiuta la squadra a raggiungere una salvezza che non è stata certo scontata per tutto l’arco della stagione.

 

A fine stagione è però tempo di riflessioni, per Zappacosta. Secondo Transfermarkt, il suo valore di mercato raggiunge i 5,5 milioni di euro e conquista la chiamata per gli europei Under 21, che giocherà da titolarissimo con la maglia dell’Italia. In poche parole: è il momento di lasciare l’Atalanta. Insieme a Baselli viene ceduto al Torino, che punta forte sui giovani per tornare a lottare per un posto in Europa League.

 

L’avventura di Zappacosta in granata non è certo deludente, anzi. Due stagioni da titolare con Ventura in panchina, ma soprattutto l’esordio nella nazionale maggiore. Un sogno che si avvera, per un prospetto italiano ormai in rampa di lancio. Due anni di alti e bassi al Torino, conclusi a metà classifica, lo portano a trovare sul tavolo la classica offerta irrinunciabile: dalla Premier League lo chiama il Chelsea di Antonio Conte, che lo crede perfetto per il suo 3-5-2. Nel suo biennio in granata il valore di mercato è salito a 8,5 milioni, gli inglesi ne sborsano ben 25 per acquistarlo.

 

Sono mesi splendidi per Zappacosta, che non trova la continuità che sperava, certo, ma fa il suo esordio in Champions League (con gol, diventando il centesimo italiano a riuscirci), gioca ogni tanto da titolare e ogni tanto da subentrato e soprattutto vince la Premier League, primo trofeo in carriera dopo il campionato di Serie C. A fine stagione se ne va Conte, ma arriva un altro italiano: Maurizio Sarri. In campionato trova poco spazio, resta quasi sempre a guardare dalla panchina. Gioca, tanto, in Europa League, dove il Chelsea trionfa nella finale di Baku contro l’Arsenal. Per Zappacosta arriva la gioia del primo trofeo internazionale.

Due stagioni che portano il valore di mercato a raddoppiare, fino a 15 milioni di euro. Ma il terzino passato dall’Atalanta vuole tornare in Italia, anche perché messo ai margini della rosa dal neo allenatore dei Blues Frank Lampard: a fargli da sponda c’è la Roma, che se lo assicura in prestito. Giusto il tempo dell’esordio, nei dieci minuti finali della prima giornata, che in settimana arriva la notizia più brutta: rottura del legamento crociato anteriore.

Lunghissimo stop per Zappacosta, che rientra in campo a giugno - dopo il lockdown - per giocare la fase finale della stagione, anche se poche volte per tutti i novanta minuti. A fine anno il valore di mercato torna a scendere, prima a 12 e poi a 10 milioni di euro. Dalla Roma si sposta, sempre in prestito, al Genoa, con cui non trova sempre lo spazio che cerca. Quell’infortunio ha cambiato la sua carriera, ma la carta d’identità solo ventotto anni.

 

C’è ancora tempo, per Zappacosta. Oggi prova a diventare punto di riferimento in rossoblù, domani andrà a caccia di un’opportunità. Lo ha sempre fatto, non si è mai fermato. Da Sora alla Premier League, dalla finale di Europa League al Genoa in lotta per non retrocedere. Senza smettere di sognare.