L’intervista impossibile al 2020, l’anno delle sventure. «Io, il Covid, l’Atalanta. Pace fra Gasp e Papu, per la gente»

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Driiiin, driiiin, driiiin.

Pronto?

“E’ lei quello che fa le interviste impossibili?”

E lei chi sarebbe?

“Sono il 2020. So che ha intervistato di tutto, quindi anticipo la sua chiamata che ho un sacco da fare”.

Sì, in effetti la sua intervista impossibile era nel programma di Corner. La sa lunga, lei. Però senta, fa paura la sua ultima frase: non le pare di aver già fatto sufficienti danni? Ha ancora un sacco da fare?

“Beh, certo. Sa com’è, solo il passaggio di consegne è una montagna di roba da spiegare al 2021”.

Ma non può lasciar perdere? Li mettiamo in fila i suoi capolavori? Il Covid, anzitutto, con la sua infinita scia di morti in tutto il mondo. Un elenco di personaggi famosi amatissimi dalla gente, se l’è portato via lei. Ci ha tolto tutto, e in questi ultimi giorni ci ha regalato pure il brivido del terremoto. Si fermi, per carità.

“Guardi che non è mica colpa mia. Ma lo sa quant’è brutto leggere ovunque le maledizioni che mi cacciate addosso, bollandomi come il peggior anno dalla Seconda Guerra mondiale? Che colpa ho io se le cose sono successe tutte in quest’anno? Quando andava tutto bene, mica davate il merito agli anni… e perché adesso date tutte le colpe a me? Comoda così, scusi. Provate un po’ a pensare a cosa avete combinato voi, perché succedessero tutti questi disastri”.

Un po’ ha ragione. Però si faccia un esame di coscienza e almeno le ultime ore ce le regali serene, per quanto si può. Lasci un po’ di lavoro sporco pure al 2021, se proprio. Una sola cosa le permettiamo ancora di fare: stare fermo, aspettare la mezzanotte, poi andare via. Vero che non sarà tutta colpa sua, ma simbolicamente è inevitabile: lei è stato proprio, ma proprio, ma proprio un anno di m…

“Fermo, non si dice in un’intervista! E poi lei è quello che predica sempre di non dire parolacce sui social. Bella coerenza!”.

Ha ragione, non si dice. Anche perché poi a noi piace parlare di Atalanta, e almeno su questo fronte lei come anno ci ha riservato grandi gioie, anche se non ha mancato di portarci via un sacco di ex giocatori ai quali eravamo tutti molto affezionati.

“E mi spiace tantissimo. Lo so, sono stati tanti e mi creda, sento tutto il dolore su di me. Anche per questo mi avete tutti bollato come un anno maledetto. Ma anche io ero lì, con le dita incrociate che non succedesse altro. E invece, ogni volta aggiornare l’elenco era un dolore, mi creda. Ma non solo per gli atalantini eh, pensi lei cos’è stato nei miei primi giorni dover fare i conti con la tragedia di Kobe Briant e della sua famiglia. Ero appena arrivato e un mito così mi si schianta in elicottero”.

Poi Maradona, Paolo Rossi…

“Uno strazio senza fine, una maledizione che non mi scrollerò di dosso. Entrerò in tutti i libri di storia. Eppure, qualcosa di buono ho anche fatto”.

Per esempio?

“Per esempio il mondo ha combattuto unito la battaglia contro il Covid, trovando in pochi mesi un vaccino che generalmente avrebbe richiesto anni di ricerca. Il resto ve lo racconterà il 2021, e spero non resti lavoro da fare per il 2022…”.

Guardi, non sappiamo come saremo messi tra un mese, non ci chieda di immaginare come staremo fra un anno… Certo, peggio sarà difficile che vada.

“Lei rigira il coltello nella piaga. Dai, parliamo della vostra Atalanta? Almeno lì, sono stato bravo?”.

Certo, le farei solo due appunti. Lisbona, e il Papu. Ha presente?

“Eh, lo so. Ma io con il Psg ho fatto tutto quel che potevo. Ve li ho portati lì cotti a puntino, erano come un pugile suonato, dovevate solo dargli l’ultimo ceffone, ma non ci siete riusciti. E si sa che quel tipo di pugili anche sul punto del ko possono sempre tirar fuori il colpo che rovescia l’incontro”.

Ne hanno tirati fuori due, però. E digerire quella serata è stato difficilissimo.

“Però tutto il mondo ha parlato dell’Atalanta, e io sono orgoglioso di questo. Almeno voi mi ricorderete in generale per qualcosa di positivo. Comunque la squadra ha saputo affrontare la tempesta del Covid bene, senza subirla”.

Ma lei si rende conto che ci stiamo abituando alle partite senza pubblico? E’ come abituarsi al vino allungato con l’acqua, alla pasta senza sale, alla marmellata sulla pizza.

“Il pubblico tornerà. Non posso assicurarvi che il 2021 ce la farà, ma è tra i compiti che gli ho lasciato, nelle priorità”.

Senta un po’. Qui seguiamo l’Atalanta da decenni, e una situazione come quella di Gasperini e Gomez non la ricordiamo proprio. Si rende conto di cosa ci ha portato? L’allenatore simbolo e il giocatore forse più forte della nostra storia che di colpo litigano, e non si sa nemmeno come andrà a finire. Lei se alza lo sguardo vede qualcosa?

“Ma cosa vuole, quando si arriva alla fine gli acciacchi si fanno sentire. Pure lei porta gli occhiali, e non è nemmeno alla fine. No, non vedo nulla. Aspettate fine mercato”.

Ma lei che incarico ha dato al 21 su questo tema?

“Quello che tutti auspicano. Lo sento, da Bergamo, questo gran desiderio che i due si rimettano a camminare sulla stessa strada. Capita, di litigare. Sapesse quante ne ho viste in questi dodici mesi. Quello che spero per una storia bella come l’Atalanta è che uno capisca le ragioni dell’altro, e viceversa. Solo così si superano i problemi, nell’interesse superiore che non è nemmeno l’Atalanta: è la passione della gente. Gasperini e Gomez ricordino che loro “esistono” certo in quanto validi professionisti, ma soprattutto esistono perché la gente vuol loro bene. Allora dico: rispettino prima di tutto questo, e di fronte a questo cedano un pezzettino delle loro ragioni e vadano avanti. Hanno fatto troppo bene, insieme, per buttare tutto via”.

Tanta saggezza da lei mica ce l’aspettavamo.

“Ma perché non sono un anno cattivo, sono stato solo tanto, tanto sfortunato. Ero venuto con tanti buoni propositi: migliorare l’ambiente, la gente ci stava credendo e ora non ne parla quasi più nessuno. Un po’ di pace in più, un po’ di povertà in meno: i propositi erano tanti e positivi. E guardi lei come me ne vado: mendicando interviste per spiegare che il maledetto non sono io”.

Sa che c’è? Mi ha quasi convinto: buon anno nuovo a lei.

“Grazie, torno al mio passaggio di consegne”.

E per carità, non faccia altro.