D a una settimana a Bologna non si parlava d’altro: a tener banco nei discorsi di tutti c’era la sfida tra i rossoblù di Motta e l’Atalanta di Gasperini. Da quelle parti l’alta classifica manca da troppi anni, e passare da una serie infinita di campionati anonimi alla zona Champions nel giro di una sola stagione può dare le vertigini, tanto che per la partita contro i nerazzurri si sono utilizzate espressioni come “do or die” (più o meno traducibile con “sfida da dentro o fuori), o “spartiacque dal peso specifico enorme”. A fare da contraltare all’entusiasmo collettivo della città, venato da un pizzico di sopravvalutazione dell’evento, ci ha pensato Motta, che stuzzicato a tal proposito nel pre partita ha riposto così : “scontro diretto per la Champions ? No, sarà fondamentale perché è la prossima. Il resto non conta. Questo resta il nostro modo di ragionare e non cambieremo assolutamente niente rispetto al passato”. Anche dopo la gara persa dall’Atalanta contro i rossoblù di deciso non c’è ancora nulla, perché alla conclusione del campionato mancano 11 giornate e i punti in palio sono 33. L’unica cosa di cui possiamo essere certi è che il testa a testa, o meglio la sfida a tre, tra Atalanta, Roma e Bologna per il quarto posto andrà avanti a lungo. Probabilmente con un piccolo vantaggio per le altre due nel breve periodo, visto le importanti sfide a cui è chiamata l’Atalanta, ma va ricordato che poi nel finale ci sarà la possibilità di correre per i nerazzurri. Quindi, per chi come l’Atalanta agli sprint finali è abituata da sette anni a guida Gasperini, la consapevolezza che basta rimanere lì, con le altre pretendenti controllate a vista. Per i titoloni ci sarà tempo.
Il Bologna è arrivato alla sfida contro l’Atalanta con il vantaggio di due punti in classifica, giustificato dalle statistiche da squadra propositiva mostrate sopra. Numeri eccellenti quelli della squadra di Motta, a cui piace controllare la palla e i ritmi, con uno stile di gioco “relazionale”, dove a farla da padrone è la mobilità intorno al portatore, con una attenzione maggiore allo sfruttamento delle caratteristiche dei giocatori. Dunque, allievo di Gasperini sì, ma con idee proprie, che vedremo meglio nel seguito di queste analisi.