Atalanta-Genoa 4-0, match analysis. Dalla Coppa Italia due segnali importanti: continuità e pragmatismo

scheda. L’analisi di Gianluca Besana

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L a gara di Coppa Italia ha proposto un’Atalanta concentrata e determinata, capace di continuare il percorso di crescita intrapreso dall’arrivo di Palladino. Il contesto a eliminazione diretta ha richiesto attenzione e gestione dei momenti, aspetti in cui la squadra di Palladino ha mostrato maturità e continuità. Il confronto con il Genoa, inizialmente equilibrato, si è gradualmente inclinato a favore dei nerazzurri per via dell’espulsione di Fini, ma anche grazie alla qualità collettiva e alla capacità di imporre il proprio ritmo. L’Atalanta al termine dei 90 minuti si è così guadagnata con una vittoria molto larga l’accesso ai quarti di finale di Coppa Italia, che la vedrà affrontare la Juventus in casa.

La lettura degli undici iniziali ha restituito subito il profilo tattico della partita, con un’Atalanta che si è presentata con una formazione molto vicina a quella tipo. Palladino ha scelto un turnover minimo, una decisione che ha privilegiato continuità e struttura in un momento in cui la squadra sta costruendo certezze e non può permettersi rotazioni massicce.

Nel 3-4-2-1 nerazzurro i ritocchi sono stati pochi e mirati. Sportiello tra i pali, Kolasinac, che ha preso posto sul centro-sinistra della difesa e Pasalic ha affiancato de Roon in mezzo, senza alterare gli equilibri. Sulle fasce si è rivisto Zalewski titolare. In avanti la scelta di schierare Kamaldeen e De Ketelaere alle spalle di Scamacca ha confermato la struttura che Palladino sta consolidando, con un esterno di ruolo, un riferimento centrale capace di fissare la difesa avversaria e dare continuità alla manovra, e un regista a tutto campo.

Il Genoa si è disposto con un 3-5-2 molto codificato, orientato alla densità centrale e alla protezione dell’area. De Rossi ha scelto un assetto molto fisico e reattivo. Vásquez regista difensivo della linea a tre; Masini, Fendrup e Stanciù a fare da diga. Le due punte, Ekahator e Carboni con profili complementari. Il primo bravo ad attaccare la profondità, il secondo a giocare più dietro per collegare le linee. Sulle corsie Fini ed Ellertsson, incaricati di coperture ampie, con licenza di avanzare solo quando possibile.