L’ Atalanta ha ospitato lo Slavia Praga in una gara che ha rappresentato uno snodo cruciale nella fase a gironi della Champions League. La squadra di Jurić è arrivata al match dopo un avvio altalenante nella massima competizione Europea , segnato dal pesante ko di Parigi e dal successivo riscatto contro il Club Brugge. La sfida contro i cechi ha quindi assunto il valore di una verifica sulla capacità del gruppo di gestire ritmo, complessità e pressione internazionale. Lo Slavia Praga, da parte sua, ha portato a Bergamo la consueta identità aggressiva costruita da Trpišovský, fatta di pressione alta, intensità costante, coraggio nel duelli. Ne è nata una partita tatticamente interessante e combattuta, in cui i principi di gioco dei due allenatori si sono visti in modo limpido, ma ancora una volta (come diverse altre in campionato), la squadra di Juric non è riuscita a guadagnare i tre punti perché nei momenti decisivi della gara non è riuscita ad imporre il maggior tasso tecnico e trovare la continuità necessaria per stendere lo Slavia.
Le scelte iniziali hanno confermato l’impostazione prevista alla vigilia. L’Atalanta ha riproposto il 3-4-2-1, modulo ormai stabile sotto Jurić, con de Roon ed Éderson a dare equilibrio in mezzo, e il tandem De Ketelaere–Lookman alle spalle di Krstović. Quella schierata da Juric è stata una formazione pensata per controllare la partita, ma anche per mantenere ampiezza e aggressività sulle corsie con Zappacosta e Bernasconi. La presenza di Kossounou sul centro-destra ha aggiunto esperienza, e la capacità del braccetto ivoriano di sganciarsi in avanti e aumentare le capacità di palleggio dei nerazzurri. Lo Slavia ha risposto con un 4-3-3 più prudente del solito. Zafeiris interno di connessione, Chory riferimento centrale per risalire in verticale e due esterni pronti a correre alle spalle dei braccetti atalantini. L’obiettivo era quello di sporcare la prima costruzione avversaria e ripartire in campo aperto. La contrapposizione dei sistemi ha delineato da subito una sfida di principi, con l’Atalanta ha cercato di dominare il ritmo e creare densità attorno alla palla, mentre lo Slavia ha puntato sulla compattezza, accettando un baricentro più basso per colpire nelle transizioni.