O biettivo raggiunto. L’Atalanta, non senza qualche difficoltà, ha battuto per la seconda volta in stagione lo Sporting Lisbona di Amorim, e si è guadagnata la possibilità di giocare i quarti di finale di Europa League. Quella di ritorno tra nerazzurri e biancoverdi è stata una gara combattuta, dove l’Atalanta ha dovuto fare i conti con le tante partite giocate negli ultimi giorni, e quindi con una lucidità che a tratti è venuta meno, specialmente nel concitato finale di partita. L’altro fattore condizionante è stato sicuramente il turnover praticato dal tecnico di Grugliasco. Ovviamente Gasperini è stato “obbligato” nelle sue scelte, perché bisognava far rifiatare i giocatori sin qui più impegnati, ma sappiamo bene che certi impegni richiedono gli undici migliori, specialmente quando si gioca in Europa, altrimenti il rischio è quello di incontrare delle difficoltà, esattamente com’è capitato all’Atalanta giovedì sera. Fatte queste premesse, bisogna poi fare i complimenti a chi è sceso in campo, specialmente nel primo tempo, perché nonostante il gioco dei nerazzurri abbia evidenziato le classiche scollature tra chi è meno abituato a giocare e il resto dei compagni, quell’undici non avrebbe meritato di rientrare negli spogliatoi con un gol di svantaggio.
Entriamo ora nel vivo di questa seconda parte d’analisi partendo dalla grafica proposta qua sopra, che mostra le posizioni medie prodotte dalle due squadre in fase di possesso. Atalanta e Sporting hanno avuto la stessa ampiezza (51 metri i nerazzurri, 52 i biancoverdi) e circa la stessa lunghezza (38 metri per gli uomini di Gasperini, 35 per quelli di Amorim). A marcare la differenza tra il tipo di gioco praticato delle due squadre, che ricordiamolo hanno utilizzato entrambe il modulo 3-4-3, è soprattutto la posizione degli esterni di centrocampo: decisamente più bassa quella dei lusitani, più alta quella dei nerazzurri. Soprattutto la spinta di Holm a destra ha costretto Reis ad un lavoro più incentrato al controllo in fase di non possesso, anziché di spinta. La prova dello svedese è stata di “quantità”, per chilometri percorsi e palloni giocati (75 azioni in cui è stato coinvolto e 45 passaggi effettuati), ma un po’ meno di qualità, con 13 palle perse, 1 dribbling vinto sui 5 tentati, 1 cross completato sui 3 tentati, ed una precisione nei passaggi del 73%, una tra le più basse dei nerazzurri.