Z usammen, che in tedesco vuol dire insieme. Dalle gradinate di Treviso all’Europa in un abbraccio lungo 25 anni. Ai tempi l’Atalanta era quella di Vavassori, giovanissima ma capace di riconquistare la A. Prima trasferta del girone di ritorno di serie B , Treviso, stadio Tenni, a pochi passi dal centro, fine gennaio 2000, freddo becco. I nerazzurri sono secondi dietro il Vicenza ma fuori casa non vincono da settembre e non lo faranno nemmeno quella domenica. I padroni di casa piazzano un micidiale uno-due con l’ex Bortoluzzi e un giovane attaccante del quale si dice un gran bene e che aveva già colpito a Bergamo all’andata: si chiama Luca Toni. Nel settore nerazzurro però succede qualcosa, c’è un gruppetto di ragazzi che nessuno conosce, difficile non notarli in una gradinata così piccola, a maggior ragione se indossano bomber neri con stampata una vistosa aquila. C’è chi vorrebbe andare per le spicce e chi invece li avvicina per capirci qualcosa: sono gli ultras dell’Eintracht Francoforte, in visita a Treviso per ritirare del materiale in un negozio che rifornisce mezza Europa. Ai tempi le curve italiane facevano scuola e quella nerazzurra era molto quotata, per questo motivo hanno deciso di prolungare la presenza in Veneto, per vedere gli atalantini dal vivo. Seguono birre e scambio d’indirizzi e cellulari «con noi dei Nomadi» ricorda uno dei fondatori del gruppo e artefice del gemellaggio che poi si estende a tutta la Nord.