“M io fratello è figlio unico perché è convinto che Chinaglia non può passare al Frosinone” cantava l’immenso Rino Gaetano nel 1976. Perché nella geografia calcistica del Belpaese i giallazzurri sono comunque una novità, con tutto il rispetto del caso. Tra le attuali 20 squadre della massima serie sono stati i penultimi a raggiungerla, nel 2015, anche se ora sono alla terza stagione. Solo in Monza è arrivato più tardi, nel 2022. Finora i ciociari non sono mai stati capaci di evitare l’immediata retrocessione, anche se questa volta sembrano più competitivi ma in evidente flessione dopo una partenza decisamente sparata. Ne sa qualcosa l’Atalanta che alla seconda di campionato nel caldo torrido di una Frosinone agostana ci ha lasciato le penne dopo una partita a tratti più che pessima. Il calcio nel Lazio è storicamente un affare capitolino, o Roma o Lazio per capirci. Poi ogni tanto dalle parti del Grande Raccordo Anulare fa capolino qualche squadra più o meno emergente che tenta il salto nel calcio che conta: dalla Lodigiani all’Almas, dall’Atletico al Banco di Roma passando per il Casalotti e l’Astrea (squadra dei secondini), ma nessuna è mai riuscita ad andare oltre la terza serie. Dove, a dirla tutta, ha rischiato di finirci la Lazio in quel campionato 1986-87 della penalizzazione di 9 punti chiuso poi agli spareggi contro Taranto e Campobasso e dove i biancazzurri in diverse occasioni erano stati accolti da striscioni tipo “Lazio-Lodigiani, il derby del domani”, slogan vergato a colpi di bomboletta anche su parecchi muri della capitale ai tempi.