Il palo della retrocessione, l’esordio di Delio Rossi, la rivalità: Atalanta-Fiorentina non è mai una partita banale

storia. La storia di Dino Nikpalj

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D a quella piovosissima domenica di maggio 1987 i rapporti con la Fiorentina si sono incrinati, fino a diventare più che pessimi. L’Atalanta si giocava le sue residue (scarsissime…) chance di salvezza al Franchi ma dopo aver colpito il palo numero 14 della stagione aveva alzato bandiera bianca, incassando pure il goal dei padroni di casa allo scadere. Ma quello che aveva fatto infuriare più di ogni altra cosa le migliaia di tifosi nerazzurri bagnati come pulcini era stata l’esultanza della curva viola alla notizia della salvezza dell’Empoli, decisamente troppo per continuare i rapporti che da lì in avanti sono così precipitati. Nel mazzo ci sta anche la finale di Coppa Italia persa nel 1996 con gli ultrà toscani che devastano la curva Sud e il ribaltamento di ruoli dell’ultimo decennio che ha visto i viola scivolare nella graduatoria e per contro l’Atalanta salire, fino a conquistare cinque partecipazioni in Champions League, competizione che vede la Fiorentina assente dal 2010. Per tacere dell’Europa League vinta dai nerazzurri contro le due finali consecutive di Conference perse da Commisso&company, o delle due semifinali di Coppa Italia che hanno visto prevalere l’Atalanta al termine di autentiche battaglie. L’ultima nel 2024 a Bergamo è andata oltre l’epico. Insomma, per un motivo o per un altro gli incroci con i toscani sono sempre complicati, figuriamoci questa volta che sulla panchina nerazzurra c’è Raffaele Palladino, fino alla scorsa stagione a Firenze. Dove non se l’è cavata affatto male, un sesto posto che sarebbe valso un posto diretto in Europa League se il Bologna non avesse vinto la Coppa Italia con conseguente slittamento in Conference. Per il mister è la prima volta a Bergamo dopo il ko di benvenuto in quel di Napoli (a 12 km da casa) e il travolgente esordio – pure dal punto di vista personale – in Champions League a Francoforte.