Il prof. Caudano si sente un insegnante sconfitto. E spera che l’Atalanta lo convinca a tornare un tifoso vincente

storia. Il nuovo racconto di Stefano Corsi

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C arissimo Elvio,

tu dirai che ti scrivo soltanto per lamentarmi, che sono una lagna, che alla mia età l’approccio dovrebbe essere tutt’altro. E probabilmente avrai anche ragione. Il problema è che esco dalla terza tornata di consigli di classe in tre mesi e che ormai mi è chiarissimo: non so quanto consapevolmente e non so quanto in buona fede, in caso di consapevolezza, i padroni della scuola stanno cercando di snaturarla, sottraendo all’insegnamento disciplinare pacchetti di ore che destinano ad altro. Nei suddetti consigli, altro non abbiamo fatto che affannarci a cercare il giusto compromesso fra tutte le attività che ci sono state gettate addosso e il tentativo di salvaguardare il tempo-scuola. A prescindere dai nomi che si susseguono di anno in anno, si tratta di svolgere ore di orientamento, di educazione civica e di alternanza scuola-lavoro, sottraendole in gran parte al lavoro tradizionale sulle singole discipline. È come se fosse in corso uno stravolgimento. Insegnare le varie materie conta sempre di meno. Ci viene chiesto di fare altro, ma altro di livello basso, molto più basso di ciò che offrirebbero le nostre discipline e le nostre autentiche figure professionali: sai quante volte, in questi pomeriggi, mi affiorava la sconsolata frase “ma io volevo solo fare l’insegnante”?