“N on ti vergogni di essere così bambino? Se l’Atalanta perde, muso e malinconia. Se vince, magari con un gioiello finale, magari contro una grande, magari al termine di una partita intensa, allora rinasci. Hai quasi sessant’anni, Elvio”… Sabato, ore 19 e 50 circa. Il professor Caudano si rimprovera nei termini sorprascritti, mentre vaga nella sua ampia casa provvisoria ed esulta, incapace di stare fermo. Luis Muriel ha appena segnato una rete che rimarrà nella storia se non del calcio italiano, certo di quello bergamasco e di quello colombiano. Una rete che ha qualcosa di magico e di letterario, che neppure Soriano avrebbe osato inventarla. All’ultimo respiro, sul 2-2, dopo un chiaro torto arbitrale sulla prima rete avversaria, sotto la curva più calda, con un colpo di tacco leggiadro e imprendibile. E su assist delizioso di Miranchuk.
I due subentrati fra i mugugni, perché usciva l’eroe Lookman (doppietta). I due che hanno potenzialità enormi ma ormai sgranate fra un tramonto abbondantemente annunciato e un’alba mai sorta davvero. “No, non mi vergogno. Perché dovrei?”, si risponde.