L’Atalanta e il Como multinazionale. L’esatto opposto di 40 anni fa... quando in A imperava la... «Lega Lombarda»

scheda. La storia di Dino Nikpalj

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L a dimensione internazionale che la proprietà indonesiana sta cercando di dare al Como si vede anche nella rosa, dove trovare un giocatore italiano è una mezza impresa. L’undici di partenza (e pure quello di arrivo nella quasi totalità dei casi) è un florilegio di giocatori stranieri, come del resto lo è l’allenatore, il contesissimo catalano Cesc Fabregas. Insomma, una multinazionale che la famiglia Hartono sta provando a inserire nel circuito del calcio che conta, forte anche dell’indubbio appeal turistico di un lago tra le più apprezzate mete del vippume internazionale. Da queste parti c’era arrivato un certo George Clooney con amici di Hollywood a rimorchio quando i lariani languivano anche in D tra Arconate e Borgosesia, per capirci. Ora nella tribuna del vecchio (ma tanto) Sinigaglia è tutto un viavai di star apparentemente interessate alle sorti degli undici in campo, ma che probabilmente spesso manco conoscono le regole del calcio. O soccer come più facilmente lo chiamano… E pensare che c’è stato un tempo in cui il Como faceva parte della Lega Lombarda, calcisticamente parlando, insieme a Cremonese e Atalanta. La definizione viene coniata nei primi anni ’80 in parallelo ai primi (e rumorosi) passi del movimento di Umberto Bossi nell’agone politico. La storia comincia nella stagione 1982-83, l’Atalanta di Ottavio Bianchi appena tornata in B dopo solo un anno di purgatorio in C1 termina a centroclassifica, lariani e grigiorossi invece corrono per i quartieri alti, altissimi.