I n realtà, nell’animo del povero Elvio la proposta del Vescovo ha aperto un abisso di indecisione. L’iniziale esultanza si è pian piano sciolta nell’acido corrosivo del dubbio. Già appena fuori dall’episcopio. Bella l’idea di fermarsi nelle Langhe e cavarsela in fondo con poco, scrivendo e rivedendo testi, dando qualche lezione e scampando la scuola, da cui gli giungono rari ma preoccupanti echi. Preoccupanti almeno per un uomo della sua età, cresciuto in un altro mondo, così diverso da questo. Ma a fronte di tutto ciò, ecco stagliarsi i fortilizi del suo senso del dovere: il tuo posto è a scuola, questo sarebbe solo un comodo altrove, a te è chiesto di svolgere la tua professione di insegnante e di dare ciò che ancora puoi ai ragazzi, sia pure in condizioni che senti avverse, sia pure dentro la tua stanchezza di docente di lungo corso e di tracimante perplessità. Dopo alcuni giorni di ambasce, il buon Elvio ha preso una buffa decisione. Chiederà consiglio - così ha deciso - andando a confessarsi da due sacerdoti diversi, non nella città capoluogo della diocesi del Vescovo stesso, per evitare qualsiasi problema, ma in una vicina, appartenente ad un’altra. Vuole sentire che gli dicono.