L’Atalanta, la Lazio, l’esordio di Percassi e un’amara retrocessione: chi era l’«angelo biondo», Luciano Re Cecconi

storia. La storia di Dino Nikpalj

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S e c’è un simbolo di una squadra maledetta come è stata la Lazio di Tommaso Maestrelli, non può che avere la zazzera bionda di Luciano Re Cecconi. Centrocampista di Nerviano, località milanese quasi al confine con il varesotto, morto per un assurdo scherzo del destino nel gennaio 1977 a Roma. Aveva solo 28 anni e una grande carriera: titolare inamovibile dei biancocelesti capitolini, uno storico scudetto in bacheca e una convocazione ai Mondiali (disastrosi) di Germania 1974. Dopo i primi calci nelle giovanili dell’Aurora Cantalupo, squadra di Cerro Maggiore, a 16 anni passa alla Pro Patria, gloriosa società ai tempi in serie B: Re Cecconi esordisce però quando la squadra di Busto Arsizio è già scesa in C. Nel campionato 1969-70 mister Carlo Regalia (ex giocatore bustocco, poi allenatore e dopo ancora direttore sportivo di Bari e Lecce) decide di puntare su questo giovane e biondissimo centrocampista, visibile che si fa notare come pochi in campo e che per mantenersi lavora nella carrozzeria del cugino. Il tabellino de L’Eco di Bergamo della partita tra Trevigliese e Pro Patria del 19 gennaio 1969 lo definisce “generoso” e comunque è lui l’autore del primo tiro in porta degli ospiti. Nel tabellino (pure in quello della partita di ritorno a metà giugno) è erroneamente indicato come Rececconi, tutto attaccato, in realtà il “Re” davanti al cognome sarebbe un privilegio concesso nientemeno che da Vittorio Emanuele II ad alcune famiglie di Nerviano, quindi va rigorosamente staccato. Una curiosità, nel derby milanese di Coppa Italia del 2 aprile, in panchina per l’Inter c’era il giovane difensore Gabriele Re Cecconi, ma tra i due non c’è alcun rapporto di parentela.