A l Vélodrome di Marsiglia si è giocata una partita dal sapore particolare per l’Atalanta, chiamata non solo a conquistare punti pesanti per rilanciare le proprie ambizioni europee, ma anche a ritrovare un’idea di calcio più coraggiosa. Dopo settimane segnate da prestazioni prudenti (alcune anche deludenti), la squadra di Jurić è arrivata in Francia con la necessità di invertire la rotta, in un momento in cui la classifica del girone restava ancora aperta ma non poteva concedere ai nerazzurri ulteriori passi falsi. Di fronte, un Marsiglia in piena fiducia, imbattuto da nove gare europee in casa e guidato da Roberto De Zerbi, tecnico che ha costruito una squadra propositiva, veloce nelle transizioni e capace di sfruttare bene l’ampiezza del Vélodrome. Jurić, alla vigilia, aveva parlato di “sfida dura contro una squadra di grande talento”, mentre De Zerbi aveva replicato sottolineando che “non cadeva nella trappola di chi parla di un’Atalanta in crisi”. Parole rispettose, ma che hanno preparato una gara dal forte valore simbolico. Per i francesi una conferma di solidità. Per i nerazzurri un esame di maturità tecnica e mentale. Esame finalmente superato con una prova convincente.
Jurić ha impostato la gara scegliendo un 3-4-3 più strutturato rispetto alle ultime uscite, riproponendo un centravanti di ruolo per dare peso e profondità a un attacco che nelle ultime settimane era apparso sterile. La decisione di lasciare inizialmente fuori alcuni elementi come Pasalić e Kamaldeen ha evidenziato la volontà di alzare la qualità tecnica nella rifinitura, affidandosi a De Ketelaere e Lookman anche per migliorare la connessione tra i reparti. La linea di centrocampo, con de Roon ed Éderson, ha mantenuto compiti di filtro e ordine, confermando l’orientamento prudente del tecnico. Sulle fasce, Zappacosta e Bellanova hanno rappresentato la chiave dinamica scelta per garantire ampiezza e spinta, ma in un contesto comunque legato a principi di equilibrio. Nel complesso, Jurić ha cercato di ricalibrare l’Atalanta senza snaturarla dalla sua visione, ma continuando a privilegiare la solidità alla verticalità. De Zerbi ha confermato il 5-4-1 flessibile, con Paixão e Greenwood larghi a dare ampiezza e Aubameyang unico riferimento centrale. Højbjerg e O’Riley hanno garantito ordine e densità nella zona centrale, mentre la linea difensiva a cinque ha assicurato coperture preventive per ripartire con ritmo.