N el novembre del 2021 in quel di Cremona qualcuno ebbe la bella pensata di celebrare il ricordo della squadra che 50 anni prima aveva riportato i grigiorossi in serie C, dando così il via a un periodo di relativa stabilità. Nell’elenco dei nomi che avevano fatto l’impresa c’erano il vicepresidente Achille Bortolotti, l’allenatore Titta Rota e il direttore sportivo Giuseppe Brolis, e non c’è molto altro da aggiungere per capire il legame tra la Cremonese e l’Atalanta dei tempi andati. Poi con il passare degli anni le cose sono cambiate ed è subentrata una certa qual rivalità, soprattutto nei primi anni ’80, ma per parecchio tempo i destini delle due società sono stati legati a doppio filo. Tutto comincia dai Bortolotti, famiglia di imprenditori nel settore petrolifero: a Cremona avevano un deposito e rapporti molto stretti con la multinazionale americana Amoco che aveva rilevato una piccola raffineria fondata a metà anni ’50 dai fratelli Camangi. Dagli affari al calcio il passo è breve, ma il primo lo compie un imprenditore del posto, Domenico “Mènech” Luzzara, proprietario di una ditta d’impianti elettrici. In realtà sarebbe un ragioniere ma entra a far pratica nell’aziendina dello zio e la fa diventare grande. L’uomo ha il senso degli affari e anche una certa dose di incoscienza, basti pensare che in gioventù è stato il primo agente di un giovane talento locale che si affacciava al mondo del cinema e del teatro, tal Ottavio Tognazzi, meglio conosciuto come Ugo.
Tra i millemila lavori (la ditta aveva cantieri in mezzo mondo) non riesce però a incassare i soldi del nuovo impianto d’illuminazione dello stadio “Zini” di Cremona, e allora a mo’ di parziale risarcimento gli viene proposto di entrare nella società, ai tempi abbastanza in ambasce.