La Super Lega affonda. Come i conti che svelano i guai delle ribelli: non si gioca di più, ma i costi sono esplosi. Tutti i dati

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M omenti caldi, roventi per il calcio. Nel momento in cui chiudiamo questo approfondimento, alle 00,30 di mercoledì, le sei squadre inglesi che avevano aderito alla Super Lega hanno ufficializzato il loro abbandono. Vacilla il Barcellona, mentre restano della partita le altre cinque: Atletico, Real e le tre italiane. Questo approfondimento ha uno scopo: provare a capire l’origine dei problemi di queste grandi squadre, problemi che hanno portato alle spaccature di questi giorni, alla proposta di nuove leghe e nuove Coppe, cambiamento dei format delle competizioni esistenti, lamentele per le troppe partite e per i pochi introiti.

Tutti hanno da dire, molti propongono con evidenti interessi e i tifosi vivono le situazioni con diversi e contrastanti stati d’animo. Partiamo da un argomento soft. Le dichiarazioni di Guardiola, risalenti a inizio aprile, che accusavano UEFA e FIFA di far giocare troppe partite e di ammazzare il calcio. Ma ciò che ha dichiarato il tecnico catalano risponde a verità oppure è un’esternazione di pancia? Per capire se la sua affermazione risponde a realtà o meno abbiamo confrontato i dati di gioco delle dodici formazioni di Super League, della passata stagione con quelli dell’annata 2010/11. I dati emersi dicono tutto e il contrario di tutto, o meglio dicono che dieci anni fa si giocava tanto quanto oggi. Vi sono formazioni che hanno disputato più minuti nel 2019/20 (Juventus, Chelsea, Manchester United e City e Liverpool) e altre che sono state più impegnate nel 2010/11. Non ci sono più partite oggi rispetto a un decennio addietro, dipende se una squadra procede nelle manifestazioni o meno. Se si vince si gioca, altrimenti ci si allena nei propri centri sportivi. Identica la situazione per i giocatori impiegati, oggi se ne impiegano tanti o pochi come nel 2010/11. Se ci soffermiamo un momento e guardiamo in casa Atalanta possiamo dire che nel 2019/20 l’Atalanta ha disputato cinquemila minuti in più (5 partite) rispetto al 2010/11, ma sappiamo anche quale è la risposta. L’Europa ha chiamato e i neroazzurri hanno risposto, e questo vale per le altre squadre. Si gioca perché si vince, ma non si gioca più di prima. Diverso il discorso, che qui non affrontiamo, legato alle nazionali. Le manifestazioni delle rappresentative nazionali sono aumentate rispetto al decennio precedente e questo significa che i calciatori a fine stagione hanno nelle gambe i minuti dei club e quelli delle nazionali, pagati dalle società. Non si gioca quindi più di prima ma si vuole arrivare a incassare di più. In questo senso, pur con due filosofie diverse, vanno sia i progetti della Superleague e delle nuove Coppe che i rinnovati format di quelle esistenti.