L’Atalanta fa scouting anche con l’intelligenza artificiale. Ecco come si trovano giocatori col sistema Wallabies

Articolo.

Lettura 4 min.

N ell’ultimo lustro l’Atalanta ha acquistato poco meno di una ventina di giocatori stranieri da club esteri e ne ha presi molti altri in prestito. Una decisa inversione di tendenza rispetto al passato quando la maggioranza dei nuovi arrivi, anche se forestieri, arrivavano da altre società italiane. Oltre alla provenienza dei calciatori, è cambiato anche il modo di fare scouting, cioè di individuare possibili prospetti e di seguirli, per poi decidere se fanno o meno al caso del club. Nei giorni scorsi l’Atalanta ha ufficializzato l’accordo con Wallabies, azienda milanese fondata nel giugno del 2016 da Luigi Libroia, Federico Romano e Marco Englaro, che segue gli accordi chiusi con Sassuolo, Parma e Monza e altri club stranieri. Dalla loro inventiva è nato un software messo a punto da un team di matematici ed esperti di programmazione grazie al quale vengono analizzate le prestazioni di oltre 60 mila giocatori che giostrano in 40 tornei differenti. Questo valore è in costante crescita come dimostra il numero dei campionati analizzati nel 2018, solo 11. Il loro «osservatore» è stato costruito guardando oltre 6 mila partite, grazie alle quali si è arrivati ad una metrica oggettiva. Un ulteriore aspetto distintivo dell’algoritmo di Wallabies è la sua capacità di auto perfezionarsi: nel mondo dell’intelligenza artificiale questa abilità è nota come «machine learning». Tutti i dati servono poi per trovare giocatori comparabili tra loro, per caratteristiche tecniche, comportamento in campo e naturalmente valore di mercato. Vediamo come funziona questo meccanismo di scouting.