Troppi stranieri in Serie A bloccano le liste? Ecco (anche) perché: è l’Italia, adesso, il paradiso fiscale dei calciatori

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L o sport è ritenuto un settore in forte crescita nell’economia europea, rappresenta il 2% del GDP (Gross domestic product, il prodotto interno lordo) e quasi il 3% dei posti di lavoro. Ovviamente la parte prominente di questi numeri è attribuibile al calcio. E’ normale quindi che il legislatore europeo ponga attenzione ai meccanismi e alle regole sulla tassazione dei calciatori professionisti e dei loro agenti, tutto ciò al fine di proseguire la crescita economica senza che frammentazioni legislative o meccanismi speculativi possano comprometterne la stabilità.

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Da queste esigenze trae origine un corposo studio denominato “Taxing professional football in the Eu” rilasciato dalla Commissione degli Affari Monetari del Parlamento Europeo nell’ottobre 2021. Dire che gli Stati Membri sono “uniti nella diversità” sintetizza bene lo stato dell’arte della tassazione che interessa i calciatori professionisti. Nei principali campionati europei, Inghilterra a parte, possiamo individuare paesi che hanno chiari obbiettivi di incentivare l’arrivo di professionisti stranieri facendo leva sulla pressione fiscale. Vediamo i dettagli.