Un mese ai Mondiali (che ci toglieranno l’Atalanta): quanto sono costati, cosa incasseranno. Pregi e difetti di Qatar 2022

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F ra un mese esatto prenderà il via la fase finale del Mondiale in Qatar. Una competizione insolita, con la collocazione in autunno, in una nazione povera di abitanti (circa 2,8 milioni) e persino di tradizioni sportive, che però riuscì ad avere la meglio, nel lontano 2010, contro la corazzata Stati Uniti. Ne seguì un grosso scandalo, con accuse di corruzione e tangenti ai 22 votanti. Si disse che a fare la differenza erano stati i petroldollari dell’emiro e anche se da allora i vertici del calcio mondiale sono cambiati (e a funzionari Fifa corrotti sono stati sequestrati 201 milioni di dollari) i loro successori ne traggono ancora giovamento. Nel 72° Congresso Fifa, tenutosi la scorsa primavera a Doha, Gianni Infantino ha infatti precisato che «Le nostre finanze sono ottime e, ovviamente, quando vuoi svilupparti, devi avere risorse». A differenza di quanto accaduto ai campionati nazionali e in parte all’Uefa che hanno patito una diminuzione dei ricavi: «Nel periodo di Covid-19 non solo la Fifa non ha subito perdite ma ha già raggiunto l’obiettivo di ricavi di 6,44 miliardi di dollari per il quadriennio 2019-2022, il che significa che raggiungeremo circa 7 miliardi prima di quanto previsto».

A fine 2021 i contratti stipulati ammontavano a 6,114 miliardi di dollari, cioè il 95 per cento del budget previsto, e negli ultimi mesi ne sono stati firmati di nuovi. Nel quadriennio 2015-2018 la Fifa ha indicato a bilancio ricavi per 6,42 miliardi di dollari mentre nel quadriennio 2011-2014 il fatturato complessivo fu di 5,7 miliardi di dollari. Invece nel quadriennio 2007-2010 la Fifa ha totalizzato 4,2 miliardi di dollari di ricavi, ovvero quasi 2 miliardi e mezzo di dollari in meno di quanto è destinata ad ottenere nel periodo che si conclude il 31 dicembre.