Atalanta, cambi e conferme dal 1930 a oggi. Quanto rende rivoluzionare la squadra? Ecco tutti i dati: vince la stabilità

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U na delle affermazioni classiche dei tifosi fa riferimento all’importanza di non rompere il giocattolo quando questo è vincente. È una delle preoccupazioni dei sostenitori del calcio, una frase che in questa estate atalantina ogni tanto appare. Tutto è dovuto alla partenza di due giocatori importanti della passata stagione e alle chiacchiere che riguardano altri nominativi. Alla luce di questi fatti, reali e presunti, alcuni appassionati nerazzurri temono che l’ingranaggio quasi perfetto di Gasperini possa rompersi. Per verificare che impatto hanno sui risultati le rivoluzioni calcistiche abbiamo dato uno sguardo alla storia atalantina. Partendo dalla stagione professionistica 1929/30 abbiamo misurato quanti mutamenti di formazione ci sono stati fra una stagione e l’altra confrontandolo con il risultato ottenuto al termine dell’annata. Per fare questo abbiamo preso per ogni stagione i 15 calciatori con il maggior numero di presenze verificando nell’annata successiva quanti di questi si fossero confermati in questa “Top 15”. Va detto che fino a fine anni Sessanta non vi erano le sostituzioni e quindi le presenze si realizzavano solo partendo come titolari. Da quegli anni in avanti sono stati ammessi sempre più cambi e questo dà la possibilità a molti più calciatori di realizzare un buon numero di presenze pur non essendo sempre titolari. È comunque vero che se un giocatore entra in questa classifica significa che sa dare un contributo importante alla squadra facendo quindi parte dell’ossatura della stessa. Partendo dalle squadre rivoluzionate il primato spetta alla stagione 1946/47 dove solo due giocatori erano presenti anche nei quindici della stagione precedente.