Atalanta più giovane sì, e più italiana? Una mini-ripresa c’è (con Toloi...), ma è quint’ultima in Serie A. 5 infografiche

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I l 2 giugno 1963 l’Atalanta vince la Coppa Italia schierando: cinque bergamaschi, altri quattro lombardi, un argentino e un danese. Il 30 ottobre 2022, nella sua ultima esibizione contro l’Empoli, Gasperini ha messo in campo: un bresciano, un italiano naturalizzato, due danesi, due olandesi, un brasiliano, un argentino, un croato e un anglo nigeriano. Una rivoluzione copernicana. Eppure solo qualche settimana fa, nel finale col Sassuolo, si sono visti cinque ragazzi italiani, cresciuti a Zingonia, contemporaneamente in campo. Qualche tifoso ha sperato o creduto che l’Atalanta potesse tornare quella di qualche anno addietro, la squadra che vedeva in campo i giovani virgulti cresciuti sin da piccini con la maglia nerazzurra sulle spalle. Ma le vicende dell’Atalanta degli ultimi anni ci dicono che si tratta di speranze vane e di pie illusioni. È vero che i dati di utilizzo degli stranieri in questa stagione sono leggermente mutati e l’Atalanta sta impiegando meno giocatori provenienti da altre nazioni ma sembra più una coincidenza che una scelta. In questo primo tratto di campionato l’Atalanta ha dovuto rinunciare, anche solo parzialmente, per motivi diversi, a Palomino, Djimsiti e Musso. Al loro posto sono stati inseriti Okoli, Scalvini e Sportiello. Un ragazzo rientrato dal prestito, uno trattenuto dopo la stagione passata e il portiere di riserva. Oltre a questi fattori va tenuto conto che Toloi è passato da straniero a italiano spostando in modo abbastanza sensibile gli equilibri. Ma come si vede si tratta di fattori casuali e lo dimostra la campagna acquisti estivi: i quattro investimenti consistenti hanno riguardato quattro stranieri, due provenienti dal mercato italiano e due da quello estero.