Da Pazzini a Traorè, da Zingonia alla Serie A: i «ragazzi» del vivaio, i minuti giocati, le classifiche. Sì, siamo i migliori

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A talanta e settore giovanile, un binomio quasi indissolubile. La società bergamasca è sempre stata associata alla bontà del proprio settore giovanile, merito questo che non è mai venuto meno nemmeno nei momenti meno brillanti dei nerazzurri. Se si dovesse comporre l’elenco dei giocatori cresciuti nel vivaio atalantino si rischierebbe di dover impiegare pagine e pagine e al di là della quantità di nomi ancor di più emergerebbe la qualità, per definire la quale citiamo solo due dei tanti: Gaetano Scirea e Roberto Donadoni, nomi al fianco dei quali sarebbe poi necessario mettere quelli di tutti quei dirigenti capaci di costruire questa eccellenza. Attorno al settore giovanile orobico si è creata quindi tanta ammirazione e anche, se vogliamo, un po’ di mitologia che ha contribuito a enfatizzare sempre e comunque l’ambiente elevandolo in ogni momento a esempio nazionale. Complice questa triste sosta del campionato abbiamo provato a verificare se ai giorni nostri possiamo ancora parlare di bontà del vivaio bergamasco oppure se i dati rappresentano una realtà diversa. Per arrivare a definire un giudizio, più oggettivo possibile, abbiamo preso in considerazione il campionato di Serie A 2019/20 analizzandovi tutti i giocatori provenienti da settori giovanili italiani. Abbiamo escluso dai settori giovanili quei ragazzi che sono stati acquistati da una società già in età di squadra “Primavera” in quanto al quel punto si tratta di scouting e non più di vivaio. Ad esempio non abbiamo considerato, in ambito atalantino, Barrow e Kessie così come Balotelli che giocò nella Primavera dell’Inter dopo aver già esordito in Serie C nel Lumezzane o Masiello che indossò la maglia della Primavera juventina dopo aver fatto tutta la trafila nelle giovanili della Lucchese.