I tifosi, le trasferte e il nodo tessera del tifoso: solo il Napoli penalizzato più dell’Atalanta

scheda. La seconda parte del lavoro di Enrico Mazza

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N ella precedente puntata che potete leggere QUI abbiamo fatto il punto sulla partecipazione dei tifosi alle partite allo stadio. Nonostante strutture vecchie e inadeguate i numeri guardano al bello in merito alle partite in casa mentre le presenze sono molto più rarefatte per quanto riguarda i viaggi in trasferta. Il numero di spettatori medio nel settore ospiti si attesta intorno alle 1.200 unità, non brilla di certo il dato atalantino con 925 presenze nonostante la posizione geografica piuttosto favorevole. Sull’argomento abbiamo ritenuto interessante parlare con Alessandro Lissa Pezzotta, una voce ed un volto conosciuto tra gli atalantini per il suo ruolo di tifoso fedele, steward e soprattutto uno degli ideatori e promotori del gruppo “Chei de la Coriera”, l’associazione che da qualche anno è diventata il punto di riferimento per chi vuole recarsi in Italia o all’estero al seguito dell’Atalanta. Riportiamo in sintesi quanto ci ha raccontato. «I numeri sono decisamente calati a causa sia della troppo offerta sia dell’aumento dei costi, al nostro interno abbiamo anche famiglie di 4 persone che non possono certo permettersi un’assidua presenza senza compromettere il budget familiare anche perché il bello è proprio muoversi tutti insieme. Onestamente, comunque, un po’ di effetto “pancia piena” c’è, per rendersene conto basti osservare, nella scorsa Champions, i numeri fatti a Gelsenkirchen e quelli di Barcellona, credo sia anche normale dopo la l’ottava partecipazione europea negli ultimi 9 anni. Ormai il pubblico decide in base all’appeal di ogni singola trasferta. In merito alla tessera del tifoso sinceramente ricordo il primo anno con Gasperini, quando tutte le trasferte erano vietate in assenza di tessera, eppure si arrivava a fare 5 bus per Genova, Udine, Empoli, numeri mai più ripetuti; all’estero c’è stata la prima invasione di Liverpool contro l’Everton e poi Dortmund anche grazie ad una favorevole gestione della biglietteria in Germania, diciamo che era scattato un meccanismo mentale che portava a pensare “quando mi ricapita un’occasione così”, poi è sopraggiunta l’abitudine e la gente ha cominciato a fare i conti, è venuta meno l’adrenalina iniziale».