L’Atalanta e gli investitori americani. Capitan Stromberg: «Siatene orgogliosi, capita solo ai club più grandi»

Intervista.

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C erto, l’Atalanta che nasceva a Sarnico al tavolo di Achille Bortolotti non può non averla nel cuore. L’Atalanta quasi artigianale di Sonetti e Previtali, figurarsi. Ma Glenn Stromberg, storico capitano dell’Atalanta, commentatore tv e imprenditore impegnato su mille fronti, non cede troppo alla nostalgia. Vede l’Atalanta che diventa in parte americana e guarda la realtà per quella che è: quella di oggi.

Glenn, Bergamo è divisa. C’è chi vede una grande opportunità nell’arrivo degli americani, e chi vede quasi un «tradimento» della storia bergamasca dell’Atalanta. Lei che pensa?

«I due sentimenti si possono capire . Ma io sono positivo. Se mi volto indietro, vedo un’Atalanta che da piccola si affaccia all’Europa, poi vince le partite, poi arriva in Champions . Tutto con budget inferiori a quasi tutte le altre. Questo è stato notato in giro per il mondo, e ora c’è chi valuta che l’Atalanta sia un ottimo investimento».

Che possibilità di crescita può avere l’Atalanta ora?

«Io parlo da tifoso, per le cose che ho letto e sentito. Non conosco i programmi che saranno stati fatti. Dico solo che io sono sempre in Inghilterra, e lì ormai le proprietà sono quasi tutte straniere. E lì c’è il calcio migliore. Se gli americani arrivano qui significa che l’Atalanta è entrata nel club delle più forti società del mondo».