L’Atalanta e l’inizio dell’era Juric: 60° tecnico in panchina, primo straniero dopo Heriberto Herrera (2ª parte)

scheda. La seconda parte del lavoro di Valerio Mazzola

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Seconda parte del lavoro di Valerio Mazzola sulla storia degli allenatori atalantini. Potete leggere QUI la prima parte.

D opo aver parlato di bergamaschi in panchina e di ex giocatori atalantini tornati poi come allenatori apriamo il capitolo mister stranieri. Va detto che a Bergamo non c’è mai stato un atteggiamento esterofilo a livello di allenatori. Qualche scelta, prima della seconda guerra mondiale, che strizzava l’occhio agli stranieri, ma in totale sono solo sei i tecnici non italiani che si sono seduti sulla panchina neroazzurra, e l’ultimo, Heriberto Herrera, è stato cinquant’anni fa. Per precisione bisogna aggiungere che oltre ai sei ci sono stati anche alcuni allenatori stranieri naturalizzati italiani. Ci riferiamo all’ungherese Nehadoma, agli argentini Lovati e Monti e all’uruguaiano Puricelli. Tornando agli stranieri autentici il primo ad allenare l’Atalanta è stato l’ungherese Imre Payer, secondo allenatore della storia atalantina a livello cronologico. Il record di presenze come tecnico straniero appartiene alll’ungherese Josef Violak con 84 panchine. Condusse l’Atalanta negli anni trenta quando lui, centrocampista di grande qualità, finì la sua carriera calcistica in neroazzurro ricoprendo nella stagione 1930/31 il duplice ruolo di allenatore e giocatore, mentre negli anni successivi si dedicò solo alla conduzione della squadra. Alla storia degli allenatori stranieri è legata una delle vicende più tristi e tragiche degli uomini che hanno unito il proprio nome all’Atalanta. Stiamo parlando di Geza Kertesz, allenatore atalantino che nella stagione 1938/39 mancò la promozione in Serie A proprio all’ultima giornata a causa della differenza reti. Kertesz dopo l’Atalanta allenò altre squadre italiane e rientrò in patria nel 1943. Qui si adoperò in un’attività di resistenza contro i nazisti riuscendo a salvare la vita di numerosi ebrei e partigiani ungheresi. Venne purtroppo denunciato da un delatore e fucilato il 6 febbraio 1945 a Budapest insieme ad altri compagni. Le truppe russe entrarono nella capitale ungherese il 13 febbraio 1945, sei giorni dopo. A lui, nel 2019, è stato intitolato il campo di calcio di Campagnola attraverso una manifestazione che vide coinvolte l’Atalanta e una nipote dell’ex allenatore neroazzurro.