Meteore/4 La triste carriera di Cabezas: grande promessa, anni da giramondo, ora rifiutato da una squadra russa

storia. L’approfondimento di Massimiliano Bogni

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N omen omen. “Un nome un destino”, “il nome è un presagio”, “un nome un perché”. Di traduzioni in italiano corrente dell’espressione coniata da Plauto, più influente commediografo della storia della Roma antica, ce ne sono diverse. Come locuzione proveniente dal copione teatrale, però, è una costruzione astratta utile ad abbellire retoricamente una realtà ben diversa come quella del quotidiano. E allora può capitare che Cabezas Segura, ciò che più assomiglia al “testa sulle spalle” tricolore, sia il cognome di uno dei talenti che meno ha rispettato aspettative e garanzie riposte al suo arrivo.

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Il nome di Bryan Alfredo Cabezas Segura viene aggiunto sulla mappa del calcio internazionale il 6 febbraio 2015. In maglia Independiente del Valle esordisce in Copa Libertadores a 18 anni non ancora compiuti. Tempo 9 giorni e realizza il primo gol della competizione al Barcellona (Guayaquil, ma sono dettagli). Da Quevedo, città dove nasce e cresce, Cabezas si sposta sin dai tempi dell’under 12: dal Segundo Hoyos Jacome, società di un quartiere della città natale, al Norte America di Guayaquil corrono 200 km circa, sino a lambire la costa meridionale dell’Ecuador; l’Independiente del Valle, sua casa dall’under 16 sino al professionismo, è invece a Sangolquì, appena a sud della capitale Quito, 400 km a nord delle spiagge. 15 anni e una MilleMiglia ad assecondare la rapidità d’esecuzione e il talento col pallone tra i piedi, portando Bryan a far parte di uno dei progetti giovanili più all’avanguardia del Sudamerica.