Montero, nato atalantino e cuore bianconero. «Il mio calcio? Penso come Gasp»

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di Matteo Spini

D a difensore, era ruvido, brusco, calcisticamente cattivo. Ma il personaggio è sempre stato qualcosa di più: una mente sagace e raffinata. Se qualcuno non se ne fosse accorto durante la sua carriera da calciatore, l’avrà fatto di recente, quando – da allenatore della Sambenedettese – Paolo Montero ha impartito una lezione di stile a un mondo del calcio sempre più nevrotico, in una conferenza stampa che ha fatto il giro del web. Stuzzicato a proposito di un presunto errore arbitrale ai danni della sua squadra, l’uruguaiano ha replicato con classe: «Non cerco alibi: questo non è il punto di vista dell’allenatore, ma quello della vita. Va oltre il calcio: nella vita non bisogna cercare alibi». Dai tackle sul campo ai colpi di tacco fuori: d’altronde, l’uomo Montero ha sempre qualcosa di interessante da dire. Ci si accorge anche parlando di Atalanta-Juventus, la partita tra le sue due squadre italiane, che segue sempre da vicino, anche perché a Bergamo ci sono due persone che conosce bene e con cui ha lavorato, Antonio Percassi e Gian Piero Gasperini.