Stadi con capienza al 50%? No, la distanza di un metro dimezza la percentuale: in 6mila «all’Atalanta»

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F inalmente ci siamo, passo dopo passo si torna alla normalità. Si torna allo stadio, quindi, per chi da ormai un anno e mezzo aspetta di poter tornare a tifare, dal vivo, per la propria squadra del cuore. Sarà così anche in Italia, come stabilito dal Governo dopo lunghe discussioni. Gli spalti italiani torneranno a popolarsi. Torneremo a sentire urla, cori, fischi, applausi. Soprattutto il boato dei gol, che tanto ci è mancato in questo periodo di chiusure. Perché il calcio, con il pubblico, ha tutto un altro sapore. Ce ne siamo accorti guardando Euro 2020, dopo quasi quindici mesi di partite silenziose, quasi spettrali. Il giorno della presentazione dei calendari del campionato italiano, il presidente Paolo Dal Pino aveva chiesto pubblicamente di riaprire al 100%, con l’utilizzo del Green Pass, visti i danni economici a cui sono andati incontro i club durante la pandemia, a causa della chiusura forzata degli impianti. Qualche giorno più tardi è intervenuta Valentina Vezzali, sottosegretaria allo Sport, comunicando di aver chiesto al Governo di valutare un’apertura al 75%. Poi, una settimana fa, la decisione ufficiale: gli stadi saranno aperti, al 50% della capienza, ma sarà obbligatorio essere possessori di Green Pass per potervi accedere. Non solo, all’interno dell’impianto dovrà essere garantita la distanza di un metro tra tutti i tifosi presenti. Quest’ultima norma crea un problema non da poco ai club italiani, poiché la maggior parte degli stadi hanno seggiolini molto vicini: significa dover lasciare liberi due seggiolini ogni tre, riducendo forzatamente la capienza - almeno in alcuni settori - al 33% del totale.