Verona-Atalanta 0-1, match analysis. Equilibrio, pressione, giocate verticali: i tre ingredienti della vittoria

scheda. L’analisi di Gianluca Besana

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P er l’Atalanta la sfida contro l’Hellas Verona è stata la quarta partita giocata nell’arco di una decina di giorni. Un turno infrasettimanale sicuramente penalizzante per le squadre impegnate nelle competizioni europee come l’Atalanta, che hanno già giocato a metà della scorsa settimana, e si troveranno a giocare anche a metà della prossima. Per i nerazzurri la gara contro l’Hellas era almeno sulla carta quella più abbordabile, prima di incrociare nell’arco dei prossimi dieci giorni tre formazioni del calibro di Juventus, Sporting Lisbona e Lazio. Un tour de force nel quale era (e sarà) meglio sbagliare il meno possibile, visto che altrimenti si rischia da subito di inseguire in campionato e mettere a rischio la prima posizione nel girone D di Europa League. Tutte gare da affrontare con una situazione non ottimale, visto che la contemporanea indisponibilità di Scamacca e Touré in attacco limita le possibilità di rotazione, ed al contempo sono tutte partite impegnative, perché il valore tecnico delle avversarie richiede contemporaneamente in campo un buon numero di “titolari” per non soccombere. Ancora una volta staremo a vedere se Gian Piero sarà in grado di calcolare il dispendio di energie che attende i suoi, proprio come ha fatto in quel di Verona, ed anche se i proverbiali “carichi di lavoro” a cui sono stati sottoposti fino ad ora i nerazzurri in quel di Zingonia daranno i frutti sperati. Il pericolo di incombere in infortuni muscolari resta comunque alto (come ribadito da Gasperini stesso) e quindi c’è comunque da sperare di uscire illesi da questa serie di partite. Tornando ai temi della gara del Bentegodi, l’Atalanta si è trovata ad affrontare i gialloblù allenati da Baroni, capace lo scorso anno quando era alla guida del Lecce, di infliggere due pesanti e dolorose sconfitte ai nerazzurri.