Le città del calcio: qui Amburgo, dove il tempo si è fermato e il St. Pauli prova il sorpasso (molto a sinistra) sull’Hsv

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C inquantaquattro anni, 261 giorni, zero ore e 36 minuti. Più 2 secondi, con teutonica precisione. E’ il tempo passato in Bundesliga dall’Hsv Amburgo dal 1962-63, prima stagione unica dell’allora Germania ovest. Lo segnava l’orologio del settore nordest del Volksparkstadion, storico impianto della città-stato anseatica, tornato al suo nome dopo anni di “naming right”: la lucrosa cessione al munifico sponsor di turno. Segnava, perché la scorsa estate è stato smantellato sul posto, dopo che la squadra ha mancato il ritorno nel calcio tedesco che conta. In verità, dopo l’inutile vittoria interna del 12 maggio 2018 con il Borussia Moenchendgladbach che ha segnato la prima retrocessione nella storia della squadra, l’orologio era già stato azzerato e il conto del tempo passato nella massima serie sostituito con quello dalla fondazione, datata 1887. Il più vecchio club tedesco, i dinosauri come sono soprannominati dai loro stessi tifosi. Che però al primo campionato tra i cadetti, stagione 2018-19, sono finiti solo quarti, mancando sia la promozione diretta che lo scontro incrociato con la terzultima della Bundesliga. Una situazione che l’Amburgo aveva già vissuto per due volte, ma a posizioni invertite, riuscendo a respingere l’assalto del Greuther Furth nel 2014 e del Karlsruhe nel 2015, a conferma di un declino già avviato. Mancato il ritorno, la proprietà ha deciso di fermare il tempo e togliere l’orologio dallo stadio. E dalla storia.