Sassuolo, «cittadina» del calcio: storia di un prodigio dai dilettanti all’Europa. E mille incroci con Bergamo

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Il nuovo centro sportivo del Sassuolo

L a Sassolese. Che solo a dirlo con l’accento emiliano e tutte quelle esse sa tanto di gaudioso, quasi godereccio. Eppure se il nome completo del sodalizio neroverde che domenica torna ad incrociare i tacchetti con l’Atalanta è “Unione sportiva Sassuolo”, un motivo c’è, ed è facilmente intuibile. La squadra che, dopo decenni passati nel vetusto “Ricci” della cittadina emiliana in provincia di Modena, ha scavallato finendo per giocare nella confinante Reggio Emilia è frutto di un matrimonio. Pure ben riuscito, risultati alla mano. Tralasciamo gli albori in maglia giallorossa (i colori dello stemma cittadino) e partiamo subito dal 1970 quando gli emiliani adottano il neroverde e il nome di Football club Sassuolo, aggiungendoci pure un “sportiva” ad abundantiam. In quegli anni sono stabilmente in serie D nel girone con squadre bergamasche come Trevigliese, Ponte San Pietro, Romanese e Cisanese. Nella stagione 1972-73 fa però la sua comparsa un’altra squadra di Sassuolo, la Giofil San Giorgio: a fine campionato i neroverdi retrocedono (insieme alla Cisanese) mentre i nuovi arrivati dai colori viola mantengono a sorpresa la categoria.