Tra Atalanta e Samp c’è... Francis. Uomo da record: di soldi e Coppe vinte. Idolo a Genova, quell’unico gol a Bergamo

Articolo.

Lettura 6 min.

C hampions League, o Coppa dei Campioni alla vecchia. O Coppa con le grandi orecchie. Chiamatela come volete, ma quando si comincia ad entrare in quel giro, quello del calcio che conta, beh, non è più la stessa cosa. Il sorteggio a Montecarlo, il top del top del calcio europeo, la musichetta prepartita, anche qualche paranoia di troppo sul versante organizzativo. Ma una volta dentro, per almeno 6 partite è come stare in una favola. Nel caso dell’Atalanta siamo già a quota 8 e sicuramente ci sarà la nona. E poi, chissà. Tanto per cominciare, facendo tutti gli scongiuri del caso, la partecipazione alla prossima edizione è abbastanza in cassaforte a 8 giornate dal termine con 15 punti di vantaggio sul quinto posto, il che permette di ampliare l’orizzonte. E pure le casse della società considerata la pioggia di soldini. E pensare che, storia alla mano, i rapporti tra l’Atalanta e i giocatori che hanno vinto la Champions non sono mai stati di quelli particolarmente positivi, con un paio di eccezioni, come Massimo Carrera. L’attuale allenatore dell’Aek Atene (più volte avvicinato alla panchina nerazzurra) arriva a Bergamo la stagione dopo aver vinto la coppa a Roma, dove la Juve supera l’Ajax ai rigori. Carrera, in verità, non è in campo e nemmeno in panchina: quella stagione ha però registrato 20 presenze in campionato e 7 in Europa, quindi la coppa se la merita tutta. Bene anche Gianluigi Lentini che in tre quarti di stagione (1996-97) a Bergamo si rilancia in tutti i sensi: nel 1993-94 era in panca ad Atene nel Milan che schianta 4-0 il Barcellona di Cruijff. Tutti gli altri vincitori del massimo trofeo continentale transitati poi in maglia nerazzurra non hanno lasciato ugual ricordi. A memoria: Demetrio Albertini, tre Champions col Milan, e passato a metà campionato 2004-05 al Barcellona senza lasciare un gran ricordo in quel di Bergamo. Anzi. Peggio di lui sicuramente Francisco José Rodrigues da Costa, meglio noto come Costinha: 1 presenza nell’Atalanta in 3 stagioni, la prima della stagione 2007-08 contro il Parma, dove fa pure bella figura. Il portoghese aveva vinto la Champions con il Porto di Mourinho nel 2003-04. Prima ancora c’è Franck Sauzèe che all’Atalanta ci arriva nel 1993, poche settimane dopo aver vinto la Coppa a Monaco di Baviera con l’incubo del Milan di Sacchi, il Marsiglia. Finirà in B con i nerazzurri senza mai convincere. Ma proprio mai. Tutto questo preambolo per arrivare alla Sampdoria, che la Coppa Campioni l’ha solo sfiorata nella finale persa a Wembley nel 1992 col Barcellona, ma che al suo ritorno in A nella stagione 1982-83 manda in campo due stranieri con i fiocchi: in primis l’irlandese Liam Brady che arriva dalla Juve dove mette a segno il rigore decisivo della vittoria-scudetto in quel di Catanzaro, già sapendo che i bianconeri hanno comprato Platini e Boniek e quindi per lui non c’è più posto. L’altro è un attaccante inglese, si chiama Trevor Francis e arriva a Marassi, sponda blucerchiata, con due Coppe Campioni in saccoccia e una fama di giocatore dai muscoli fragili. La confermerà tutta.