Una foto, un racconto. «Giugno ’91» e la speranza del piccolo Giacomo: l’Atalanta tornerà, come l’erba su quel campo

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Inauguriamo oggi una nuova serie di racconti di Stefano Corsi, «Una foto, un racconto». Partendo da vecchie foto uscite dall’infinito archivio di Paolo Magni, Corsi immaginerà un piccolo racconto. Ecco il primo: andiamo al Giugno 1991.

«C he cosa fai, Giacomo?». «Niente, papà. Ma mentre tu ripari la stampante, io posso guardare le foto di pallone che hai nel computer?». «Sì, puoi, ma non le hai già viste mille volte?». «Sì, papà, ma non tutte. E poi mi piacciono. Senza contare che oggi sei qui e ti posso chiedere chi sono i giocatori, o quali sono le partite». Il papà di Giacomo si chiama Tommaso. È uno di quei papà bravi che sanno aggiustare tutto e che con i figli hanno una gran pazienza. Oltretutto, lui di figli ne ha uno solo, e quindi la pazienza può dedicarla tutta a Giacomo. Il quale ha otto anni e appartiene a quella particolare generazione che è cresciuta non avendo ben capito che cosa significhi tenere all’Atalanta. Papà lo porta allo stadio e lo tiene con sé davanti al televisore quando la squadra gioca in trasferta. Giacomo è agguerritissimo, come spesso i ragazzetti della sua età. Sa tutti i nomi, sa dove è nato Freuler e come si chiama la squadra in cui è cresciuto Zapata. Il problema è che segue l’Atalanta da quando è arrivato Gasperini. Quindi ha un’idea vagamente distorta di che cosa sia l’Atalanta.