Una foto, un racconto. Prandelli incollato a Maradona, e un pensiero sul senso dell’impegno. Che è sempre una vittoria

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«Q uesta foto mi piace tantissimo...». Papà Tommaso sta riordinando le fotografie che ha nel computer e nell’iPad, e Giacomino siede vicino a lui, leggendo un libro di Garlando. «Perché, papà?». Silenzio. Il padre non sa bene che cosa rispondere, o se vuole rispondere. «Papiiiiii! Perché ti piace questa foto? Nemmeno c’è il pallone! Non è un goal, non è una parata, non c’è un contrasto. Praticamente non è niente...». «Mi piace perché ha un suo valore quasi educativo, simbolico, credo». «Sarebbe a dire?». Altro attimo di silenzio. Allora, Giacomino va al sodo: «Mi dici almeno chi sono, quei due?». «Guarda bene: uno potresti riconoscerlo...». «Aspetta... Sì, uno è quello che spesso fanno vedere quando parlano del Napoli dello scudetto. Quello che adesso è ridotto malissimo, super grasso. Maradona, giusto?». «Giusto, il giocatore più forte della storia, probabilmente». «Dopo il Papu e Ilicic!...». Tommaso ride. «No, Giacomo. Prima, e non solo per una questione di tempo. Anzi, sai che ti dico? Che Maradona era una specie di sintesi fra i nostri due campioni. Piccolo, agile, imprendibile e argentino come il Papu, ma con in più giocate pazzesche come quelle che a volte riescono a Josip. Sì, direi che per immaginarti Maradona puoi pensare a una somma di Papu e Ilicic. E, comunque, lo puoi vedere in Youtube, per farti un’idea...».