P robabilmente occorre che ci si metta l’animo in pace, noi che abbiamo ancora negli occhi l’Atalanta che gioca, vince e diverte. E va bene: se proprio dobbiamo, eseguiremo. L’importante è che l’Atalanta, adesso alla seconda vittoria consecutiva, imbattuta in campionato e in «orbita Europa», diventi stabilmente capace di essere «diversamente vincente» rispetto agli scorsi anni. Cioè che quella frazione del primo tempo in cui l’Atalanta, anziché disorientarsi per via del doppio infortunio di Zalewski e Hien, ha stordito il Torino con un aumento dell’intensità e del tasso tecnico, con capacità di creare e trasformare occasioni. Tre gol che hanno ucciso la partita, consentendo alla squadra poi di gestire i ritmi della partita in sicurezza, evitando altri infortuni. Perché poi al di là del risultato positivissimo i temi sul tavolo sono due: il gioco nell’impatto con la partita, che è migliorato rispetto alle partite precedenti (cioè, bruttino e poco intenso), ma ancora non sufficientemente veloce, e questi brutti infortuni muscolari in serie su giocatori cruciali. Questi, insieme a qualche altro non secondario, sono i temi che emergono da Torino-Atalanta, che dopo Parigi poteva nascondere tante insidie, e invece potrà, magari, essere la partita della svolta.