Atalanta con le unghie attaccata al treno europeo. Ma ormai è chiaro: non c’è più la squadra dei 16 titolari

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A ttaccati al treno. Con quel che c’è, con le briciole delle forze fisiche e mentali, con l’obbligo di crederci anche oltre le convinzioni reali, che a qualcuno sembrano essere venute meno. Era vittoria o vittoria, la partita di Bologna. E in fondo a una partita brutta, in cui l’Atalanta è sembrata tutto meno che l’Atalanta, è arrivata una vittoria. Con l’ultimissimo arrivato, esordiente in A dopo non aver mai esordito in B, in C, in D, in Eccellenza, in Promozione, in Prima categoria. Una manciata di presenze con la Primavera e poi via, dentro, a far da cerotto a un’Atalanta che quando Muriel finisce la benzina, semplicemente, attaccanti non ne ha più. L’ha risolta lui, con un controllo da centravanti vero nel cuore dell’area. Una cosa normale, che non vedevamo da settimane. Tre punti che tengono l’Atalanta attaccata al treno europeo. Meno brillante, tutto quanto, rispetto all’Europa League. Ma è la minestra che tocca mangiare, e non va sentita insipida perché è da lì che passa il futuro, non solo dai grandi palcoscenici internazionali che generano stimoli a mille. D’accordo le fatiche di Coppa, ma troppe volte in campionato stiamo vedendo un’Atalanta dal volto opposto rispetto al giovedì. Una squadra in cui Hateboer, Demiral, Palomino, Koopmeiners sembrano predicare nel deserto, in un deserto in cui è ormai palese che è non c’è più l’Atalanta dei 16 titolari intercambiabili, ma c’è una squadra capace di una certa qualità, e poi ci sono altri giocatori che quella qualità non la reggono. Il secondo tempo di Bologna è emblematico, e dev’essere un monito per il futuro: se rosa corta dev’essere, dev’essere di alta qualità. Rosa corta con seconde linee «medie», non funziona. Fine del prologo.

1. Cissè, la favola

La copertina va per forza a Cissè. La sua storia è nota: squadra di Seconda categoria, compagine di «richiedenti asilo», orribile formula burocratica che spiega vite portate via dalla loro terra, e in attesa di poter essere in regola nel nostro Paese.