Atalanta, la grana Palomino. I tempi del procedimento antidoping e la fretta per il campionato: cosa decidere, adesso

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U n pomeriggio di mezza estate non ha avuto sogni, ma solo incubi. A partire dalla metà pomeriggio, quando i telefonini dei tifosi atalantini - e non solo - sono stati raggiunti da una notizia decisamente choc: test antidoping positivo a Zingonia, il giocatore è Josè Palomino, la sostanza - si diceva, nonostante il comunicato ufficiale della Nado non lo citasse - il nandrolone. Sostanza pesante, che evoca ricordi di antichi scandali, quando il doping era una piaga quasi impossibile da arginare. Choc triplo: possibile che un giocatore dell’Atalanta si dopi? Possibile che sia proprio Palomino, uno degli emblemi dell’umiltà in maglia nerazzurra?

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E possibile che lo faccia con una sostanza di quella portata? Il terzo choc è passato in giudicato una manciata di minuti dopo, quando il vergognoso copincolla dei media è stato spazzato via dall’aggiornamento del comunicato della Nado, in cui si citava la sostanza: Clostebol Metabolita. Non una passeggiata di salute, e comunque una sostanza proibita, ma nemmeno la «bomba» che circolava nei primi minuti, dando il via alla centrifuga di fango che, covata da anni di sospetti infami, ora può esplodere in serena libertà. La vicenda va distinta: da un lato l’aspetto «giudiziario», dall’altro quello sportivo. Vediamo di ragionare su entrambi.