Atalanta, la partita «liscia» bisogna crearla. La bravura di Pasalic e Pezzella (il rinnovo di Gasp e la «sintonia tecnica»)

commento.

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L a miglior partita possibile: contro un avversario che non sceglie le barricate, con i gol che arrivano subito, la concentrazione che resta mediamente alta, nessuna complicazione all’orizzonte, i gol che mettono in sicurezza i punti a inizio ripresa. Liscio come l’olio. Ma la miglior partita possibile bisogna essere bravi a crearla, e l’Atalanta ha fatto tutto quel che doveva fare, e bene. Dopo la storica vittoria di Torino, e l’ovvia sbornia di complimenti, poteva esserci, sulla carta, il rischio della pancia piena, della sottovalutazione del Venezia, e tutte le storielle che sempre si recitano in casi del genere. Roba che vale per tutti ma non per Gasperini. L’Atalanta ha fame e difficilmente la perde. Gli spunti della serata? Il rientro di Hateboer, la prova di Pezzella, il boom di Pasalic, il pubblico allo stadio. Avanti per ordine.

1. L’importanza di Hateboer

Hans Hateboer sembra veramente guarito. Molto più adesso che nel rientro, evidentemente forzato, nel finale della scorsa stagione. Lo si vede nella scioltezza della corsa, nella voglia del giocatore di tornare negli schemi che conosce a memoria, specie ritrovandosi Ilicic pochi passi più avanti. Certo, la partita ha aiutato, non era una battaglia da combattere, non c’era da lasciare i polmoni sul campo. Però la prova è incoraggiante, specie ora che il rientro di Gosens è ulteriormente rimandato a chissà quando: che gli esterni utilizzabili siano tre è una grande notizia, date le difficoltà riscontrate da inizio stagione e di fatto l’impossibilità di ruotare davvero gli esterni, con Zappacosta e Maehle costretti agli straordinari. Bentornato Hateboer.