M eno male. Sarà banale dirlo, ma meno male. Perché come sempre quando una partita si mette in discesa va poi chiusa. E se non la si chiude, si rischia. Di non vincerla, o addirittura di perderla. Quindi, meno male che sul più brutto l’Atalanta ci ha messo una pezza. Magari con un pizzico di fortuna, ma va benissimo, prendiamo tutto quel che viene. Perché dopo Verona non vincere un’altra partita sarebbe stato un colpo non definitivo, ma sicuramente pesante sulle ambizioni di rimonta dell’Atalanta. Che non possono sempre rimanere teoria: bisogna metterle nella classifica. E questi tre punti non risolvono niente, ma aiutano, sono un primo passo. Brutti, sporchi, cattivi, anche rocamboleschi, ma sono tre punti. Non guariscono, ma servivano e sono arrivati. Con qualche segnale positivo, qualche negativo, qualche spunto di riflessione sulla gestione del futuro.
Palladino conferma tutti
Di nuovo, mister Palladino ha confermato grandissima parte della squadra che gli sta dando fiducia e risultati, Verona a parte. La scelta è comprensibile, e l’impatto sulla partita è uno dei segnali che fanno ben sperare: a Verona squadra assente, col Cagliari squadra ben presente sull’impegno, e pur senza strafare abbiamo visto un’Atalanta capace di gestire il primo tempo, di accelerare quando andava fatto, trovando il gol quasi subito e poi sfiorando il raddoppio. Il tema di riflessione è l’altro lato della medaglia quando le rotazioni sono così limitate: le energie a un certo punto finiscono.