Buon viaggio, Atalanta. Come cambia il mercato, come cambiano gli obiettivi: ai nostri sogni manca «solo» un trofeo

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A bbiamo salutato la «vecchia» Atalanta quando in genere avevamo già accolto quella nuova. E ora accogliamo quella nuova quando in genere staremmo già commentando le prime partite. Tutto strano. Strana è stata quella convulsa conclusione di stagione, con 13 partite giocate a perdifiato. Strana è stata quella final eight di Champions League. Certo, non c’erano alternative. Ma tutto si può dire meno che si sia giocato a parità di condizioni. Con squadre che non scendevano in campo da marzo, altre che avevano finito a giugno, altre praticamente con le ultime gocce di benzina nel serbatoio. E in questo Covid-time è strano anche il modo in cui si riparte. Stavolta deve cedere il passo anche l’indistruttibile rituale scaramantico del raduno allo stadio, per poi salire in Val Seriana per la preparazione. Sede che piacque a Percassi perché riavvicinava la gente alla squadra, dopo l’ultima retrocessione. Ma anche perché questo ritiro casalingo ha sempre «portato bene»: prima la promozione, poi le salvezze, poi l’Europa, sempre più in alto. Dove arriverà quest’Atalanta è praticamente impossibile dirlo ora. Il mercato è alle prime battute, dunque non si sa con quali rapporti di forza questa stagione comincerà ufficialmente. Sempre che alla fine si ricominci a giocare, data la quantità crescente di giocatori che tornano positivi al Covid dalle loro vacanze.