Coppa Italia, Atalanta avanti con scelte intelligenti. Bene il rientro di Kolasinac, male (come sempre) questa formula

commento. Il post partita di Roberto Belingheri

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A posto così: massimo risultato, minimo sforzo, danni contenuti. Non è a questa partita che si doveva chiedere intensità, spettacolo, goleada. A questa partita si doveva chiedere una sola cosa: passare il turno senza farsi male. E l’Atalanta l’ha fatto, battendo il Genoa con un gol nel primo tempo e tre nella ripresa, dando spazio alle seconde linee ma senza rischiare l’eccesso, aggiungendo minuti a chi ha bisogno di giocare per recuperare brillantezza (Kolasinac, Scamacca) ed evitato infortuni gravi. Vedremo l’entità del risentimento all’adduttore accusato da Sulemana, ma non si tratta di un titolare. Tutto questo ha portato l’Atalanta al quarto di finale di febbraio in casa contro la Juventus, e poi chissà: semifinale con Bologna, Lazio o Milan. Quelle saranno le partite vere, non questo primo turno - che poi è un ottavo di finale - reso imbarazzante per la differenza di valori, per lo squilibrio di forze voluto dalla formula di questa Coppa Italia «televisiva», costruita per fare ascolto televisivo più che spettacolo in campo, anche se nessuno si domanda che spettacolo possano offrire - alle 15 del mercoledì - partite senza storia, senza intensità, senza vero interesse di una delle due squadre, come questa. Ma tant’è: è una formula che quando sei tra le più forti ti aiuta, quindi l’unico compito vero delle squadre più forti è quello di onorare il privilegio concesso. Tutto molto poco sportivo, poco interessante per chi guarda, forse un poco di più per chi fattura. Ma certo non possiamo essere d’accordo con chi, durante la telecronaca, è riuscito a dire che «la copertura televisiva di Mediaset conferisce lustro alla Coppa Italia».